La vicenda legata all’aumento di capitale di 40 milioni di euro e all’ingresso di Dan Şucu nella proprietà del Genoa Cricket and Football Club, inizialmente avvolta da ombre di presunta truffa, ha visto il pubblico ministero di Genova richiedere l’archiviazione dell’inchiesta che vedeva coinvolto l’ex amministratore delegato Andrés Blazquez.
Un esito che segna una svolta significativa in un caso complesso, nato dalle rivendicazioni di Acm, società appartenente al gruppo A Cap, e incentrato su dinamiche finanziarie intricate e controversie di natura contrattuale.
L’indagine, condotta sotto la direzione del PM Alberto Landolfi, era stata innescata da una denuncia di Acm, un’entità finanziaria che vanta un credito ingente, pari a due miliardi di dollari, nei confronti di 777 Partners, il fondo statunitense che nel 2021 aveva acquisito il Genoa dal precedente proprietario, Massimo Preziosi.
La denuncia di Acm ruotava attorno alla presunta impossibilità di esercitare un diritto di opzione, ritenuto legittimo sulla base di precedenti finanziamenti concessi a 777, e le conseguenti ripercussioni sulle successive manovre societarie che hanno portato all’ingresso di Şucu nel ruolo di principale azionista.
Tuttavia, la ricostruzione fornita dalla Procura, basata sull’analisi di documentazione, comunicazioni e testimonianze, ha delineato un quadro diverso da quello inizialmente prospettato.
Le indagini hanno rivelato che i vertici di 777 Partners sono stati resi partecipi, in maniera tempestiva, dell’urgente necessità di rafforzare la struttura finanziaria del club.
Elementi cruciali nella ricostruzione dei fatti emergono dalle registrazioni di due videochiamate, datate rispettivamente 21 novembre e 3 dicembre 2024.
In queste comunicazioni, è stata esplicitata la volontà di procedere con l’aumento di capitale e, parallelamente, è stato espresso un rifiuto categorico, da parte di Paul Mann e di altri rappresentanti di A-Cap, riguardo a possibili interferenze nelle decisioni.
Questa evidenza contrasta con le accuse di manipolazione e inganno formulate da Acm, suggerendo che il rifiuto di esercitare il diritto di opzione potrebbe derivare da valutazioni strategiche interne al gruppo, piuttosto che da azioni fraudolente.
Il quadro complessivo suggerisce una disallineamento di interessi tra le diverse parti coinvolte, con conseguente contenzioso finanziario di notevole complessità.
Nonostante la richiesta di archiviazione, la vicenda non è conclusa.
Acm, forte dei propri interessi economici e della convinzione di aver subito un danno rilevante, potrebbe decidere di opporsi formalmente alla chiusura del procedimento, riaprendo così la porta a una nuova fase di contenzioso legale.
La questione solleva interrogativi significativi sulla trasparenza delle operazioni finanziarie nel mondo del calcio e sulla gestione dei diritti contrattuali tra investitori e club sportivi.
Il futuro del Genoa, e il ruolo di Dan Şucu, dipenderanno in larga misura dall’evoluzione di questo complesso scenario legale.







