venerdì, 27 Giugno 2025
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Genova, aggressione: Appello ridimensiona pene, ma trauma resta.

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A Genova, la vicenda che ha sconvolto la città nel settembre 2023 con un’aggressione che ha lasciato una giovane barista, 25 anni, segnata fisicamente e psicologicamente, ha visto una svolta processuale in appello. Due uomini, entrambi di origine sudamericana, inizialmente accusati di violenza sessuale di gruppo e lesioni gravissime, hanno visto le loro pene ridimensionate, seppur in un contesto di profonda gravità e di persistente sofferenza per la vittima.Il processo, nato da una serata apparentemente ordinaria che si è trasformata in un incubo, ha messo a galla dinamiche complesse e ha sollevato interrogativi cruciali sul sistema giudiziario, sulla tutela delle vittime e sulla necessità di un approccio più efficace nella prevenzione e repressione di tali crimini. La serata, preceduta da un alterco con il fidanzato, aveva visto la giovane donna in un locale dove ha incontrato i due imputati. Quello che doveva essere un momento di svago si è presto mutato in una spirale di violenza e abuso, culminata con il risveglio in un appartamento a Sampierdarena, priva di ricordi e afflitta da un profondo senso di perdita e di vulnerabilità.Le lesioni fisiche, documentate da accertamenti medici che hanno evidenziato permanenti danni alla salute, si sommano a un trauma psicologico profondo, che ha reso necessaria un’assistenza specialistica e una lunga lista d’attesa per un delicato intervento chirurgico. La ricostruzione dei fatti, resa possibile grazie alle immagini di videosorveglianza e alla testimonianza della giovane donna, ha portato all’identificazione e alla denuncia dei due aggressori, assistiti dagli avvocati Matteo Carpi, Igor Dante e Pierpaolo Bottino. La vittima, rappresentata dall’avvocata Elisabetta Gaibisso, ha dovuto affrontare un percorso doloroso e complesso, tra indagini, accertamenti e la necessità di testimoniare pubblicamente l’orrore subito.In sede di primo grado, la giudice Carla Pastorini aveva disposto una provvisionale di 50.000 euro, successivamente ridotta in appello a 30.000 euro, a carico di uno solo degli imputati, in seguito a un parziale risarcimento. La richiesta di arresto preventivo, inizialmente respinta dal giudice per le indagini preliminari, si è trasformata in custodia cautelare in seguito a un Riesame. In appello, il più anziano dei due imputati, condannato in primo grado a 7 anni e 4 mesi, ha visto la sua pena ridotta a 6 anni e 4 mesi, grazie al risarcimento versato alla vittima e all’applicazione di attenuanti generiche. Anche il più giovane, condannato in primo grado a 6 anni e 8 mesi, ha ottenuto una riduzione a 6 anni e 4 mesi.La vicenda pone interrogativi cruciali: è sufficiente il risarcimento economico per lenire il trauma subito dalla vittima? Il sistema giudiziario riesce a garantire una reale protezione delle donne vittime di violenza? La riduzione delle pene, seppur parziale, non rischia di sminuire la gravità del crimine e di compromettere la percezione di giustizia? La complessità della vicenda richiede un approccio multidisciplinare che coinvolga non solo il sistema giudiziario, ma anche i servizi sociali, le associazioni di supporto alle vittime e le istituzioni educative, al fine di promuovere una cultura del rispetto e della parità di genere e di prevenire il ripetersi di tali episodi drammatici.

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