L’inchiesta in corso a Genova, incentrata su presunte irregolarità nell’assegnazione di appalti relativi alla gestione dei minori stranieri non accompagnati, si estende ora a coinvolgere figure chiave dell’assessorato alle Politiche Sociali, sollevando interrogativi complessi sulla trasparenza e la legalità delle procedure amministrative. Al centro delle indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Federico Manotti e dalla procuratrice Arianna Ciavattini, vi è l’ex assessore comunale Sergio Gambino, accusato di aver orchestrato un sistema di favoritismi a fronte di indebiti compensi.Secondo le prime ricostruzioni investigative, l’imprenditore Luciano Alessi, assistito dal suo legale, avrebbe ottenuto direttive favorevoli per l’affidamento di servizi per un valore complessivo di un milione e seicento mila euro. In cambio, si presume che Alessi abbia versato circa cento mila euro alla Dentaland, società di proprietà della moglie di Gambino, configurando un evidente scambio di favori.Le indagini hanno portato alla luce un quadro preoccupante: Gambino, nell’esercizio del suo ruolo, avrebbe manipolato procedure e fatto pressione su colleghi per garantire vantaggi a specifici imprenditori, violando i principi di imparzialità e correttezza che dovrebbero guidare l’azione della pubblica amministrazione. Il decreto di perquisizione sottolinea come l’ex assessore abbia abusato del suo potere, talvolta agendo direttamente, altre volte sfruttando la collaborazione di funzionari complici.L’analisi dei documenti amministrativi rilevanti per l’indagine ha evidenziato profili di illegittimità procedurali, suggerendo che la responsabilità non si limita all’ex assessore. Le irregolarità riscontrate implicano la possibile responsabilità di altri agenti pubblici, coloro che hanno materialmente gestito i procedimenti e redatto gli atti contrattuali. Questi, a loro volta, potrebbero aver agito in modo collusivo, omettendo controlli necessari o adottando decisioni viziate.Il nodo cruciale riguarda la responsabilità di questi funzionari, che, pur operando all’interno dell’assessorato alle Politiche Sociali e secondo le procedure interne, potrebbero aver contribuito attivamente o per negligenza alla perpetrazione delle irregolarità. La ricostruzione degli eventi suggerisce che la “conclusione” dei processi decisionali, ovvero la formalizzazione degli appalti, sia stata direttamente influenzata dagli interessi dei privati corruttori.L’inchiesta non si limita quindi a un singolo atto corruttivo, ma punta a svelare un sistema più ampio, che ha coinvolto diversi attori e ha compromesso l’integrità dell’amministrazione pubblica. La complessità del caso richiede un’analisi approfondita delle dinamiche interne all’assessorato, al fine di accertare la responsabilità di tutti i soggetti coinvolti e di ricostruire la catena di eventi che ha portato alla compromissione della legalità. L’accertamento della responsabilità dei funzionari pubblici, quindi, è cruciale per comprendere appieno la portata delle irregolarità e per rafforzare i meccanismi di controllo e prevenzione della corruzione all’interno dell’amministrazione genovese.