L’orizzonte economico della seconda metà del 2025 per le imprese genovesi si configura con una crescita moderata, proiettata verso un incremento del fatturato stimato al 2,3% e un aumento degli ordini dell’1%.
Questa valutazione, definita “prudentemente positiva” da Confindustria Genova, emerge da un’analisi approfondita degli indicatori economici attuali, pur nel contesto di persistenti tensioni geopolitiche e fluttuazioni valutarie.
L’incertezza che grava sul panorama economico globale è principalmente legata all’esito dei negoziati commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea, in particolare per quanto concerne l’introduzione o la revisione di dazi doganali.
La svalutazione del dollaro, già in atto, aggiunge un ulteriore elemento di volatilità, esacerbando le preoccupazioni per la competitività delle imprese liguri sui mercati internazionali.
Nonostante queste criticità, la resilienza del settore cantieristico, un pilastro dell’economia genovese, e una solida pipeline di ordini accumulati, offrono un cuscinetto, mitigando l’impatto negativo delle incognite esterne.
Questi fattori contribuiscono a prevedere aumenti, seppur contenuti, sia del fatturato che degli ordini in corso.
Tuttavia, l’attesa di chiarimenti definitivi sui dazi imposti dagli Stati Uniti genera una situazione di stallo nelle esportazioni, che rimangono sostanzialmente invariate.
Come sottolinea Giacomo Franceschini, responsabile dell’ufficio studi di Confindustria Genova, la sospensione delle decisioni commerciali penalizza la capacità di programmazione delle imprese.
L’ipotesi di dazi del 30% applicati ai prodotti provenienti dall’Unione Europea rappresenta una seria minaccia, con potenziali ripercussioni significative sull’economia ligure.
I dati forniti da Banca d’Italia, ripresi da Confindustria Genova, evidenziano una dipendenza rilevante per l’export verso gli Stati Uniti, superiore di 10 punti percentuali rispetto alla media nazionale.
Questa performance superiore è direttamente correlata alla forte presenza nel tessuto industriale ligure di settori ad alto valore aggiunto come la cantieristica (12% del totale delle esportazioni) e la raffinazione di prodotti petroliferi (6%).
Un’analisi più dettagliata rivela che una quota significativa (tra l’1 e l’1,3%) della forza lavoro ligure è impiegata in società di capitali che esportano, per le quali i ricavi derivanti dal mercato statunitense incidono in misura superiore al 10%.
Questo dato quantifica l’elevata esposizione delle imprese liguri a eventuali ritorsioni commerciali.
Le stime di Federlogistica, nel delineare l’impatto potenziale delle tariffe americane sull’export ligure, variano tra i 178 e i 450 milioni di euro, un importo considerevole che potrebbe compromettere la crescita economica regionale e generare ripercussioni sull’occupazione.
La necessità di una risoluzione rapida e favorevole a questa disputa commerciale è, pertanto, imperativa per preservare la competitività delle imprese liguri e sostenere lo sviluppo economico del territorio.