Genova: Facciata Palazzo di Giustizia a rischio, eco Morandi.

Un’emergenza silenziosa si è manifestata stamane a Genova, bloccando il traffico in via Bartolomeo Bosco a causa di interventi urgenti per la verifica e la messa in sicurezza della facciata del Palazzo di Giustizia.
L’episodio, lungi dall’essere un caso isolato, riemerge come un’inquietante eco di fragilità strutturale, soprattutto alla luce del processo in corso proprio all’interno di quell’edificio, dedicato a fare luce sulle cause del crollo del ponte Morandi.

Le cadute di traversine arrugginite, avvenute rispettivamente il 18 e il 20 novembre, hanno fortunatamente evitato feriti, ma hanno immediatamente imposto la sospensione del transito pedonale in prossimità del Palazzo.

L’accesso laterale, vitale per i diversamente abili e per il personale, è stato chiuso, lasciando come unica via di accesso quella frontale.

Questo disagio logistico, però, è solo la punta dell’iceberg di una questione più profonda: la necessità di una revisione complessiva della manutenzione e della sicurezza degli edifici pubblici.
La cronaca genovese si trova a confrontarsi con una disconnessione ironica e amara.

Mentre all’interno del Palazzo di Giustizia si discute della potenziale responsabilità della corrosione come fattore scatenante del disastro del ponte Morandi, la stessa facciata dell’edificio giudiziario rivela segni di un degrado simile, un monito tangibile che la prevenzione e la manutenzione proattiva sono essenziali per evitare tragedie.
La costruzione del Palazzo di Giustizia, inaugurato nel 1974, rappresenta un tentativo di riqualificazione urbana, eretto sui resti dell’antico Ospedale Pammatone, gravemente danneggiato dai bombardamenti del 1943.
L’edificio, con la sua facciata a griglia strutturale in acciaio brunito, ambisce a integrare elementi storici.

La griglia avvolge il cortile seicentesco, il colonnato e lo scalone monumentale, testimonianze del passato che miracolosamente scampano alla demolizione, preservandone la memoria.

L’acciaio brunito, scelto per la sua estetica e la sua presunta resistenza, ora si presenta come un simbolo di una sfida ancora aperta: come conciliare l’innovazione architettonica con la durabilità nel tempo, e come garantire la sicurezza dei cittadini in un contesto urbano complesso e stratificato, dove il peso della storia e le esigenze del presente si intrecciano in una rete delicata e, a volte, pericolosa.
L’episodio attuale sollecita una riflessione più ampia sulla gestione del patrimonio edilizio pubblico, esortando ad un approccio più rigoroso e lungimirante.

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