Un’onda di mobilitazione studentesca e sindacale sta attraversando Genova, esprimendo un profondo sentire di solidarietà verso il popolo palestinese e rivendicando al contempo un’urgenza di giustizia sociale e di investimento nel futuro dell’istruzione.
Dalle prime ore del mattino, due nuclei principali di manifestanti, provenienti rispettivamente dal cuore del centro storico e dal quartiere di Sampierdarena, si sono uniti in un corteo verso il varco Albertazzi, snodo cruciale dell’infrastruttura portuale.
Il corteo partì da via Balbi, dove il rettorato dell’Università di Genova è attualmente occupato da un gruppo di studenti, simbolicamente legando la protesta accademica alla più ampia rivendicazione di un’etica globale e di un impegno verso la pace.
Lo striscione “Con la resistenza palestinese, non un passo indietro” funge da vessillo, incarnando una posizione di supporto incondizionato verso la lotta del popolo palestinese, una resistenza interpretata non solo come azione militare, ma anche come resilienza culturale e aspirazione all’autodeterminazione.
Gli slogan che si levano dalla folla, tra cui “Siamo tutti antisionisti” e “Siamo tutti con la Flotilla”, riflettono una critica radicale alle politiche israeliane e una vicinanza emotiva a coloro che subiscono le conseguenze del conflitto.
Tuttavia, la mobilitazione non si limita alla sola questione palestinese.
L’affermazione “Ma servono più scuole e meno bombe” incapsula una consapevolezza che la giustizia sociale e la sicurezza globale sono intrinsecamente legate.
La richiesta di maggiori investimenti nell’istruzione – scuole, università, opportunità per i giovani – emerge come una denuncia implicita delle priorità distorte che favoriscono la militarizzazione a discapito del benessere sociale.
Il secondo corteo, partito da Piazza Montano a Sampierdarena, converge verso il varco Albertazzi, dove un presidio permanente, composto da centinaia di persone, attende l’arrivo dei manifestanti.
Questo punto di incontro, simbolo dell’importanza strategica del porto genovese, amplifica il messaggio di solidarietà e di contestazione globale.
A rafforzare la manifestazione, un contingente di circa 500 attivisti della CGIL si è riunito al terminal traghetti, ampliando la base di supporto e sottolineando la dimensione sindacale della protesta.
Questa convergenza di studenti, attivisti e lavoratori evidenzia una crescente consapevolezza che le questioni di giustizia sociale, di diritti umani e di pace sono interconnesse e richiedono un’azione collettiva.
La mobilitazione a Genova si configura quindi non solo come un atto di solidarietà verso il popolo palestinese, ma anche come una rivendicazione di un futuro più giusto e pacifico per tutti.