La tragica scomparsa di Francesca Testino, falciata dalla caduta di una palma nel cuore di Genova lo scorso 12 marzo, ha innescato un’indagine complessa e articolata, volta a determinare le responsabilità del decesso.
L’agronomo Fabrizio Cinelli, esperto in strutture verdi e paesaggio presso l’Università di Pisa, incaricato dalla giudice Carla Pastorini, ha recentemente fornito un primo e significativo resoconto delle analisi peritali, che evidenzia una situazione di degrado preesistente ma non riconducibile a un singolo agente patogeno.
La relazione definitiva, prevista per la prossima settimana, sarà oggetto di discussione durante l’udienza dell’incidente probatorio del 21 novembre.
La richiesta di accertamento peritale era stata avanzata dal pubblico ministero Fabrizio Givri, in seguito alle circostanze inequivocabili del crollo.
L’inchiesta, che coinvolge dodici persone tra dipendenti e ex dipendenti di Aster, l’azienda municipalizzata responsabile della gestione del verde pubblico, e un consulente esterno, si configura come un caso emblematico di responsabilità professionale e di gestione del patrimonio arboreo urbano.
Gli indagati, assistiti da un team di avvocati, contestano la ricostruzione degli eventi, attribuendo la causa del crollo a interventi impropri eseguiti dal Comune.
La bozza di perizia presentata, secondo i legali, necessita di un’analisi critica e di una contestualizzazione più ampia, come testimoniato dall’invito rivolto ai consulenti tecnici di comunicare le proprie osservazioni entro il 7 novembre.
Un confronto dettagliato con il consulente tecnico della difesa ha rivelato una serie di incongruenze e lacune nell’elaborato peritale, sollevando dubbi sulla completezza e l’accuratezza delle conclusioni.
In particolare, si rimarca l’assenza di riferimenti specifici alla localizzazione del sistema radicale, un elemento cruciale per comprendere la dinamica del crollo.
L’approccio metodologico adottato appare inoltre contraddittorio: l’attribuzione di un marciume radicale come causa esclusiva si rivela incongruente con l’identificazione successiva di concause aggiuntive.
Si sospetta, inoltre, una riproduzione non autorizzata di contenuti provenienti da un consulente esterno, senza un’adeguata verifica e approfondimento delle condizioni ambientali del sito.
Questa omissione critica compromette la validità scientifica della perizia e solleva interrogativi sulla corretta applicazione delle competenze specialistiche.
La vicenda pone, pertanto, l’attenzione sulla necessità di protocolli di manutenzione più rigorosi e di controlli periodici più approfonditi per la salvaguardia del verde urbano e, soprattutto, per la sicurezza dei cittadini.







