Nella mattinata odierna, la Digos di Genova ha dato esecuzione a un decreto di perquisizione e sequestro, disposto dalla Procura della Repubblica e dalla Procura dei Minorenni, nei confronti di nove giovani, attualmente sotto indagine per il ruolo che avrebbero avuto nell’irruzione e nel successivo danneggiamento del liceo scientifico Leonardo da Vinci, avvenuta nella notte tra il 25 e il 26 ottobre.
L’evento, che ha visto la scuola temporaneamente occupata nell’ambito di iniziative di supporto alla Palestina, ha subito un episodio di violazione e degrado che ha sollevato interrogativi sulla natura e le motivazioni alla base del gesto.
Le operazioni, condotte con precisione e metodo, hanno mirato a raccogliere elementi probatori in grado di chiarire la dinamica dei fatti e di accertare le responsabilità individuali.
Gli agenti della Digos, supportati da un team di specialisti forensi, hanno setacciato le abitazioni dei giovani, procedendo al sequestro di indumenti, dispositivi informatici – computer e telefoni cellulari – e altri materiali ritenuti rilevanti per le indagini.
In particolare, si è cercato di stabilire una corrispondenza tra gli abiti sequestrati e quelli indossati dai partecipanti all’irruzione, come immortalati dalle telecamere di sorveglianza dell’istituto e da riprese video amatoriali diffuse online.
L’obiettivo principale delle perquisizioni è stato quello di ricostruire la filiera organizzativa dell’azione, identificando i soggetti coinvolti nella pianificazione, nell’esecuzione e nella successiva diffusione delle immagini dell’evento.
L’analisi dei dispositivi informatici sequestrati, che include la verifica di cronologie di navigazione, messaggi e documenti, si prefigge di fornire ulteriori dettagli sull’organizzazione e le motivazioni alla base dell’azione.
I nove giovani coinvolti, in gran parte minorenni residenti in diversi quartieri della città, sono indagati per il reato di danneggiamento aggravato, un’accusa che riflette la gravità del gesto e le sue ripercussioni sull’istituto scolastico e sulla comunità.
Le indagini si sono concentrate anche sull’esclusione di ipotesi di matrice ideologica violenta, in particolare quella di una possibile commistione con formazioni neofasciste.
I primi elementi raccolti non hanno riscontrato collegamenti di tale natura, suggerendo un’azione che, pur deplorevole e dannosa, potrebbe derivare da dinamiche più complesse e da un mix di fattori sociali, politici e personali.
Le autorità giudiziarie e le forze dell’ordine stanno procedendo con la massima cautela e trasparenza, garantendo il diritto alla difesa dei giovani indagati e ponendo al centro la tutela dei minori coinvolti.
Si tratta di un’occasione delicata per riflettere sul ruolo della scuola, sulla libertà di espressione e sulla necessità di promuovere un dialogo costruttivo e rispettoso delle regole democratiche, anche quando si esprimono opinioni divergenti.
La vicenda solleva interrogativi importanti sul delicato equilibrio tra la legittima difesa dei diritti umani e il rispetto dei beni pubblici, e richiede un impegno collettivo per prevenire episodi simili in futuro.







