La vicenda che coinvolge la morte di un ottantacinquenne all’interno della RSA Armellini Fondazione Chiossone, a Genova, si infittisce con il rigetto della richiesta di archiviazione da parte della giudice per le indagini preliminari, Angela Nutini.
La decisione, motivata dalla necessità di accertamenti più approfonditi, riapre un caso che solleva interrogativi cruciali sulla sicurezza e la responsabilità all’interno delle strutture per anziani.
La procura, guidata dalla pm Arianna Ciavattini, aveva inizialmente concentrato l’attenzione sull’operatrice socio-sanitaria che si occupava del paziente al momento dell’incidente.
La richiesta di archiviazione, presentata nelle settimane recenti, è stata contrastata dai familiari della vittima, rappresentati dall’avvocata Fulvia Nari, i quali hanno sollevato dubbi significativi che hanno convinto la giudice a proseguire le indagini.
I fatti, risalenti al 17 gennaio 2024, hanno visto l’uomo, precedentemente ricoverato al Galliera e al San Martino per patologie preesistenti, precipitare dalle scale con la sedia a rotelle dopo essere stato adagiato sulla stessa da un’operatrice (assistita dall’avvocata Morena Steri) che, per necessità di assistenza ad altri ospiti, si era temporaneamente allontanata.
La caduta ha causato lesioni che, secondo la perizia medico-legale redatta dalla dottoressa Sara Lo Pinto, hanno contribuito in modo significativo al decesso, pur non essendo necessariamente l’unica causa.
L’approfondimento istruttorio ordinato dalla giudice Nutini non si focalizzerà primariamente sulla responsabilità dell’operatrice, ma rivolgerà l’attenzione, in maniera preponderante, sui vertici della struttura e sulle loro decisioni in materia di sicurezza.
L’ordinanza della giudice esprime una profonda perplessità riguardo alla potenziale consapevolezza della direzione della RSA sulla carenza di misure di sicurezza adeguate.
Il fatto che la struttura abbia implementato miglioramenti significativi nelle protezioni dei pazienti *dopo* l’evento, suggerisce un’ammissione implicita di una precedente inadeguatezza.
Questa tempistica, che vede l’introduzione di standard di sicurezza più elevati *post factum*, solleva seri dubbi sulla verifica preventiva dei rischi e sulla corretta applicazione delle normative vigenti in materia di sicurezza degli ospiti.
La giudice sembra ritenere che l’azione successiva della struttura, pur volta a mitigare il rischio futuro, possa essere interpretata come un riconoscimento di una precedente negligenza, aprendo la strada all’accertamento di responsabilità penali a carico di coloro che hanno preso decisioni in merito alla gestione della sicurezza all’interno della RSA.
L’indagine dovrà ora accertare se le modifiche apportate rappresentino un mero tentativo di “ripulire” l’immagine della struttura o riflettano una reale presa di coscienza di una situazione di pericolo precedentemente ignorata o sottovalutata.
Si prospetta, quindi, un’analisi approfondita delle procedure interne, dei protocolli di sicurezza, della formazione del personale e della supervisione delle attività volte a garantire la tutela degli ospiti vulnerabili.






