L’ondata di tensioni che ha investito le scuole genovesi si è concretizzata in un episodio eclatante avvenuto sabato notte al liceo Leonardo Da Vinci, un atto che apre interrogativi profondi sul fenomeno della violenza giovanile e sulle sue radici ideologiche.
L’irruzione, caratterizzata da atti vandalici e gravi allusioni a simbologie proibite, ha portato le forze dell’ordine a identificare alcuni dei responsabili, tutti minorenni, sebbene l’elenco completo dei partecipanti all’atto violento sia ancora in fase di ricostruzione, impedendo al momento l’invio di un’informativa dettagliata alla Procura del Tribunale dei Minorenni.
La scena del crimine è stata nuovamente esaminata dalla scientifica, con l’obiettivo di raccogliere ogni traccia utile all’identificazione degli autori.
L’ipotesi di addebito, al momento non formalizzata attraverso l’apertura di un fascicolo, si concentra su reati di danneggiamento aggravato, con particolare attenzione alla gravità delle espressioni e dei simboli utilizzati, che potrebbero configurare anche apologia di ideologie fasciste e naziste.
L’eco di slogan pro-Duce e la presenza di una svastica disegnata con lo spray testimoniano una matrice ideologica che richiede un’indagine approfondita.
Gli investigatori sospettano che i responsabili dell’atto appartengano a gruppi di “maranzani”, una sorta di bande giovanili violente che operano, spesso in forma strutturata, nelle periferie urbane e che, in alcuni casi, mostrano affiliazioni o simpatie per ambienti di estrema destra.
Questo aspetto apre una riflessione sulla possibile radicalizzazione di alcuni minori e sulle dinamiche sociali che favoriscono l’adesione a queste formazioni.
L’evento al liceo Da Vinci non sembra essere un fatto isolato.
La Digos sta esaminando la sua possibile connessione con altre recenti situazioni di tensione verificate in altre scuole genovesi: il liceo Calvino di Sestri Ponente e l’Istituto Nautico.
Nel primo caso, un gruppo di circa venti ragazzi ha tentato per tre giorni l’accesso all’edificio, un’azione sventata grazie all’intervento di genitori e studenti universitari.
Al Nautico, gli studenti sono stati confinati in palestra, richiedendo l’intervento della Digos per fare luce sull’accaduto.
Un elemento che alimenta ulteriori interrogativi riguarda i tempi di intervento delle forze dell’ordine, contestati dagli studenti, che lamentano un ritardo di un’ora e mezza dalla chiamata al 112.
Questo aspetto, che potrebbe essere oggetto di ulteriori approfondimenti, solleva questioni cruciali sull’efficacia dei sistemi di sicurezza scolastici e sulla tempestività della risposta delle istituzioni.
L’intera vicenda, oltre che un atto vandalico, si configura come un campanello d’allarme che richiede una risposta articolata e multidisciplinare, coinvolgendo scuole, famiglie, istituzioni e forze dell’ordine, per affrontare le cause profonde di questo fenomeno e per prevenire il ripetersi di episodi simili.
È necessario un confronto aperto e costruttivo per garantire un ambiente scolastico sicuro e sereno per tutti gli studenti.





