La recente e inusuale emissione di una nota da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) solleva interrogativi significativi, soprattutto considerando la prassi, notoriamente riservata, delle comunicazioni istituzionali del MIT.
La scelta di diffondere un documento così specifico e potenzialmente carico di implicazioni politiche, proprio in concomitanza con un incontro cruciale tra la sindaca Silvia Salis, il Ministro Salvini e il suo vice, appare, a detta del deputato Roberto Traversi, un’anomalia procedurale e contenutistica.
L’occasione, però, si rivela fruttuosa: offre l’opportunità di riaffermare un punto fondamentale, spesso oscurato da polemiche e strumentalizzazioni: la disponibilità di 398 milioni di euro destinati a Genova, risorse che rimangono a disposizione per progetti alternativi relativi al trasporto rapido di massa.
Questa somma, lungi dall’essere vincolata a un’unica soluzione predefinita, rappresenta un potenziale strategico per lo sviluppo infrastrutturale e la mobilità urbana della città.
Il progetto Skymetro, sostenuto dalle forze politiche di governo, necessita di una valutazione critica e approfondita, che vada al di là delle dichiarazioni di intenti e si concentri sull’analisi di fattibilità tecnica, economica e ambientale.
È imperativo abbandonare ogni forma di pregiudizio ideologico e abbracciare un approccio pragmatico e orientato al bene comune.
La cittadinanza, attraverso il voto, ha già espresso un chiaro orientamento verso soluzioni diverse, più sostenibili e rispondenti alle reali esigenze del territorio.
Ignorare questo mandato popolare equivarrebbe a una profonda democrazia recisa.
L’attenzione dovrebbe ora focalizzarsi sulla ricerca e lo sviluppo di alternative concrete, che tengano conto delle peculiarità geografiche e sociali di Genova, promuovendo un sistema di trasporto pubblico efficiente, inclusivo e rispettoso dell’ambiente.
Questa revisione non deve essere intesa come una critica distruttiva, bensì come un invito alla collaborazione costruttiva, coinvolgendo tutti gli attori coinvolti – istituzioni, tecnici, associazioni di categoria, cittadini – in un processo decisionale trasparente e partecipativo.
Il futuro della mobilità genovese non può essere deciso a priori, ma deve emergere da un dibattito aperto e informato, volto a garantire il miglior servizio possibile per la comunità.