mercoledì 10 Settembre 2025
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Genova

Genova: Studenti occupano il Rettorato in solidarietà alla Flotilla.

L’escalation degli eventi, culminata con il secondo attacco subito dalla Global Sumud Flotilla nelle acque tunisine, ha acceso un’ondata di mobilitazione a Genova.
Studentesse e studenti del collettivo Cambiare Rotta hanno risposto con un’azione diretta, occupando il rettorato dell’Università di Genova, in via Balbi 5, dando vita a un presidio permanente.

L’occupazione è un atto simbolico e concreto, un segnale di rottura con un’istituzione percepita come silente complice di politiche internazionali inaccettabili.
L’azione studentesca non si esaurisce in una mera manifestazione di solidarietà.

Si tratta di un impegno profondo, un’affermazione di responsabilità civica e una promessa solenne: un equipaggio di terra determinato a paralizzare infrastrutture e centri di potere in caso di pericolo per la Flotilla.
La prospettiva di uno sciopero generale nazionale, avanzata dai portuali genovesi e ora riaffermata dall’azione studentesca, testimonia la gravità percepita della situazione e la determinazione a opporsi a qualsiasi azione coercitiva nei confronti degli attivisti.
L’iniziativa della Global Sumud Flotilla rappresenta una sfida multidimensionale.
Non si tratta solo di un gesto umanitario volto a rompere l’assedio di Gaza e a garantire l’accesso di aiuti essenziali alla popolazione civile.

È una sfida al progetto sionista, che gli studenti denunciano come una struttura di potere basata sull’oppressione e sulla negazione dei diritti fondamentali.

L’azione studentesca pone un interrogativo diretto al governo italiano, accusato di collusione con Israele attraverso una rete di relazioni che spaziano dalla formazione accademica alla cooperazione militare.

Gli studenti rifiutano di tollerare l’impunità con cui lo Stato di Israele agisce e rivendicano una rottura netta e immediata di ogni forma di collaborazione – politica, economica, militare e accademica.

Questa richiesta non si limita a una critica delle politiche estere, ma si estende a un’analisi critica dei legami strutturali che le sostengono, esigendo un ripensamento radicale dell’approccio dell’Italia nei confronti del conflitto israelo-palestinese.
L’occupazione del rettorato è quindi un atto di disobbedienza civile, un tentativo di scuotere le coscienze e di costringere l’istituzione universitaria a prendere posizione.

Gli studenti non si limitano a chiedere solidarietà; pretendono un cambiamento di paradigma, una revisione critica delle politiche istituzionali e un impegno attivo nella difesa dei diritti umani e nella lotta contro l’ingiustizia globale.
Il presidio permanente rappresenta un monito: l’indifferenza non è più un’opzione.

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