La tragica vicenda che ha visto protagonista un bambino di sette anni precipitato da un terrazzo scolastico a Genova Voltri solleva interrogativi urgenti e profondi, al di là della mera constatazione dell’accaduto.
La Procura, guidata dalla sostituta Patrizia Petruzziello, ha avviato un’indagine complessa per abbandono di minore, aggravata dalla gravità delle lesioni riportate dal piccolo, aprendo un fascicolo a carico di persone attualmente sconosciute.
L’accusa non si limita a un semplice errore, ma implica una potenziale omissione di responsabilità nella cura e supervisione di un minore vulnerabile.
Le prime ricostruzioni, frutto dell’attività investigativa condotta dalla squadra mobile, diretta dai primi dirigenti Carlo Bartelli e Federico Mastorci, delineano un quadro inquietante.
Il bambino, frequentante una sezione dedicata ad alunni con bisogni educativi speciali, sarebbe rimasto incustodito per un periodo quantificabile in almeno venti minuti – un intervallo di tempo sufficiente a permettergli di muoversi autonomamente all’interno della struttura, risalire una rampa di scale priva di protezione e accedere a un terrazzo inaccessibile normalmente.
Questo scenario pone domande cruciali sul protocollo di sicurezza della scuola e sulla sua effettiva applicazione.
Come ha potuto un bambino, con evidenti difficoltà e bisogni speciali, eludere i controlli e raggiungere un’area pericolosa? La gestione delle emergenze e la supervisione del personale, specialmente in contesti di fragilità come quello rappresentato da una sezione dedicata all’integrazione di alunni con necessità particolari, appaiono, alla luce dei fatti, insufficienti.
L’assenza dell’insegnante titolare, dovuta a malattia, ha portato all’assegnazione del bambino ad un altro operatore, ma questo non può esonerare l’istituzione dalla responsabilità di garantire un ambiente sicuro e un adeguato rapporto di supervisione.
Il fatto che, come riferiscono le indagini, fossero presenti in sede personale in numero superiore a quello degli studenti non sembra aver prevenuto la tragedia.
Questo suggerisce una possibile carenza non tanto nella quantità di personale, quanto nella sua effettiva capacità di monitorare e rispondere alle esigenze specifiche di ogni singolo alunno.
L’acquisizione delle cartelle cliniche del bambino e della documentazione relativa all’organizzazione del polo Res, un centro dedicato agli studenti con bisogni educativi speciali, mira a ricostruire la sua storia, le sue difficoltà e le strategie di intervento messe in atto.
L’indagine si concentra ora sulla comprensione delle dinamiche interne alla scuola, sui flussi di comunicazione tra gli operatori e sui protocolli di gestione degli alunni con disabilità.
L’obiettivo primario è quello di determinare le cause che hanno portato alla perdita di controllo del bambino e di accertare eventuali negligenze o omissioni che hanno contribuito alla sua caduta, con l’auspicio che, dalla dolorosa esperienza, emergano soluzioni concrete per prevenire simili tragedie in futuro e garantire la massima sicurezza e il benessere di tutti gli alunni.