Il 28 novembre sarà un giorno di mobilitazione per l’informazione italiana, una giornata di sciopero che trascende la mera rivendicazione economica e si configura come difesa di un pilastro fondamentale per la democrazia: un giornalismo libero, indipendente e dignitoso.
La decisione, presa all’unanimità dalla Giunta Esecutiva della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi) insieme alla Consulta delle Associazioni regionali, si inserisce in un contesto di stallo contrattuale che affligge la categoria da ben otto anni, a seguito della scadenza del contratto nazionale nel 2016.
Questa giornata di astensione dal lavoro coinvolgerà giornalisti di quotidiani, periodici, agenzie di stampa, testate online, radio e televisioni nazionali, rappresentando un monito severo verso un sistema che ha trascurato, per troppo tempo, il valore imprescindibile del lavoro giornalistico.
L’agitazione non è solo una questione di salari e condizioni di lavoro, ma una battaglia per la tutela di un servizio pubblico essenziale.
Il Consiglio Nazionale della Fnsi, riunito a Roma il 27 novembre, lancerà ufficialmente la mobilitazione, sottolineando l’urgenza di affrontare problematiche complesse che vanno ben oltre la mera retribuzione.
Al centro delle rivendicazioni vi è la necessità di definire linee guida chiare e responsabili per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nelle redazioni, un tema cruciale nell’era digitale che rischia di compromettere la qualità e l’autenticità dell’informazione se non adeguatamente regolamentato.
Si tratta di preservare il ruolo critico del giornalista, l’abilità di verificare le fonti, di contestualizzare le notizie, capacità che un algoritmo, per quanto sofisticato, non può replicare.
La mobilitazione si pone, inoltre, come un richiamo al ruolo sociale del giornalismo, un baluardo contro la disinformazione e la manipolazione dell’opinione pubblica.
In un panorama mediatico dominato dai colossi digitali, la voce dei giornalisti indipendenti rischia di essere soffocata, lasciando i cittadini esposti a un flusso di notizie filtrate e orientate da logiche commerciali.
Un giornalismo dignitoso e tutelato è garanzia di un’informazione libera e autorevole, un diritto imprescindibile per una cittadinanza consapevole e attiva.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha giustamente sottolineato come il contratto di lavoro dei giornalisti rappresenti il primo tassello per assicurare l’autonomia della categoria.
Questa mobilitazione non è quindi un’azione corporativa, ma una difesa del diritto alla verità, un investimento nel futuro della nostra democrazia.
Il giornalismo, come ogni altra professione, ha bisogno di tutele sindacali e contrattuali per garantire la qualità e l’indipendenza del suo lavoro, per il bene della collettività.
Il messaggio è chiaro: “il nostro lavoro vale”, perché la libertà di informare è il fondamento della libertà di essere.







