Martedì sera, una folta assemblea di circa duecento persone ha espresso con veemenza la propria disapprovazione di fronte a Palazzo Civico, La Spezia, in segno di protesta contro la decisione del consiglio comunale, a prevalenza di centrodestra, di respingere due importanti mozioni presentate dalle forze dell’opposizione riguardanti la drammatica situazione nella Striscia di Gaza.
Le proposte, formulate in seguito alla seduta del 15 settembre, miravano rispettivamente a ribadire il sostegno al lavoro di Francesca Albanese, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati, e a riconoscere la gravità degli eventi in atto come potenziale genocidio, sollevando un dibattito cruciale sulla responsabilità morale e politica della comunità locale.
L’assenza di un effettivo confronto da parte della maggioranza ha pesato profondamente sulla dinamica della serata.
Come sottolinea Massimo Lombardi, consigliere di Spezia Bene Comune e primo firmatario di una delle mozioni, l’opposizione ha tentato di portare all’attenzione del consiglio temi di primaria importanza, ma si è scontrata con un’ostilità evidente.
La risposta della maggioranza si è limitata alla reiterazione di un documento datato, privo di qualsiasi riferimento alle recenti e tragiche evoluzioni del conflitto.
Le osservazioni circostanziate, basate sul lavoro e le analisi di Francesca Albanese, sono state accolte con un silenzio che, secondo Lombardi, trascende la semplice mancanza di discussione, configurandosi come un “silenzio spettrale”, carico di implicazioni inquietanti.
La piazza si è animata di simboli di speranza e solidarietà: bandiere palestinesi e vessilli della pace convivevano in un’atmosfera di profonda commozione.
Molti presenti hanno rievocato il significativo gesto di accoglienza testimoniato dalla popolazione spezzina al termine della Seconda Guerra Mondiale, quando la città offrì rifugio ai profughi ebrei sopravvissuti all’orrore dei campi di concentramento nazisti, un episodio che valse alla comunità locale il riconoscimento della medaglia d’oro al valore civile.
Jacopo Ricciardi, segretario regionale di Rifondazione Comunista, ha definito l’atteggiamento della giunta Peracchini come un “vero e proprio schiaffo alla storia della città”, evidenziando come l’inerzia di fronte a una potenziale pulizia etnica rappresenti una complicità silenziosa.
La protesta si pone dunque come un monito: un appello alla coscienza civile e alla responsabilità collettiva, ricordando che l’indifferenza di fronte all’oppressione è un tradimento dei valori fondamentali di umanità e giustizia, e una negazione della memoria storica di una città che ha saputo accogliere chi soffriva.
Il silenzio, in questo contesto, non è solo assenza di parola, ma una forma di acquiescenza che nega la possibilità di un futuro basato sul rispetto dei diritti umani e sulla promozione della pace.