Nel 2024, la Liguria si è trovata a fronteggiare un’allarmante escalation di reati che fungono da indicatori di infiltrazioni mafiose, un fenomeno emergente come un’ombra sottile e pervasiva.
Ben 10.
074 episodi, equivalenti a quasi 28 denunce giornaliere, sono stati segnalati durante la tappa genovese di “Navigare Libera”, l’iniziativa promossa dall’associazione che da trent’anni si batte per stimolare la consapevolezza civile e il contrasto alla criminalità organizzata.
La fotografia che emerge è complessa, ben lontana da un quadro di semplici estorsioni o usura.
Sebbene queste ultime risultino presenti (324 estorsioni e un singolo caso di usura), la spina dorsale di questa infiltrazione è rappresentata da una miriade di reati apparentemente minori, ma che, presi nel loro insieme, disegnano una rete di controllo economico e sociale.
Si tratta in particolare di 8.
981 reati legati a truffe e frodi informatiche, e 734 delitti informatici, che rivelano una sofisticata capacità di adattamento e di utilizzo delle nuove tecnologie da parte della criminalità.
La distribuzione geografica dei reati “spia” è disomogenea: la Provincia di Genova si attesta come la più colpita, con 5.
718 episodi, pari al 57% del totale regionale.
Seguono Savona (1.
710), Imperia (1.
398) e La Spezia (1.
242), a testimonianza di una presenza capillare sul territorio ligure.
La preoccupazione, espressa dalla copresidente nazionale di Libera, Francesca Rispoli, si concentra su un tentativo di erosione delle normative pensate per identificare questi indicatori di infiltrazione mafiosa.
In un contesto di crescente corruzione, si osserva un progressivo indebolimento dei meccanismi di controllo e di dissuasione, acuendo un divario inquietante: una giustizia severa nei confronti dei più deboli, ma apparentemente inefficace nel perseguire i veri responsabili, i colletti bianchi e le organizzazioni criminali.
“Navigare Libera” si presenta quindi come una piattaforma innovativa, un approccio multidisciplinare per affrontare temi cruciali come la gestione dei beni confiscati, la presenza mafiosa nei porti e, più in generale, la corruzione, una vera e propria malattia sistemica a livello nazionale.
L’iniziativa mira a costruire ponti tra la comunità, le istituzioni e il mondo della legalità, raccogliendo le energie positive che si impegnano per un futuro più giusto e solidale.
Ogni porto ligure diventa così un laboratorio di analisi, un luogo per investigare le azioni criminali che hanno segnato il territorio e per promuovere un modello di sviluppo basato sulla verità, la giustizia e la resilienza sociale.
L’obiettivo ultimo è quello di co-costruire strategie efficaci per contrastare le mafie e rafforzare la capacità della Liguria di resistere alle loro pressioni.