Nel 2024, la Liguria si configura come un caso emblematico nell’ambito del complesso rapporto tra gioco d’azzardo legale, criminalità organizzata e governance regionale.
Un rapporto che, secondo le recenti indagini di Libera documentate nel dossier “Azzardomafie”, rivela un quadro allarmante, con una spesa complessiva di 3 miliardi e 675 milioni di euro incanalata nel settore del gioco legale.
Questa cifra, sorprendentemente vicina all’intero budget sanitario regionale, si articola in 2 miliardi e 170 milioni destinati al gioco d’azzardo online e 1,505 miliardi nel tradizionale gioco fisico, evidenziando la sua rilevanza economica e, di conseguenza, l’interesse di organizzazioni criminali.
La Liguria, insieme al Piemonte, emerge come territorio particolarmente vulnerabile nel Nord Italia, caratterizzato da una marcata presenza di clan mafiosi capaci di infiltrarsi e manipolare il settore.
Questo scenario è aggravato da una legislazione regionale giudicata inadeguata, un fattore che facilita l’espansione delle attività illecite e la loro capacità di eludere i controlli.
Il fenomeno dell’infiltrazione mafiosa nel gioco d’azzardo non è circoscritto alla Liguria, ma si estende su tutto il territorio nazionale, coinvolgendo 16 regioni in indagini che hanno portato alla luce la presenza di diverse famiglie criminali.
Dalle storiche Cosche calabresi (Mallardo, Mancuso) alle camorre campane (Casalesi, Bidognetti), dai clan siciliani (Santapaola, Condello, Lo Piccolo) a realtà meno note, ma non per questo meno pericolose, come la banda della Magliana o la Sacra Corona Unita, il gioco d’azzardo si rivela un terreno fertile per il riciclaggio di denaro sporco e l’ampliamento del potere criminale.
La Campania guida la classifica regionale con un numero preoccupante di clan (40) che hanno messo le mani sul settore, seguita da Calabria (39) e Sicilia (38).
Il Nord Italia, pur con numeri inferiori, non è immune al problema, con Liguria e Piemonte che si attestano a 9 clan ciascuna.
In Liguria, la presenza di organizzazioni criminali è ulteriormente complicata dalla presenza di gruppi di diversa origine, tra cui la ‘ndrangheta e la mafia albanese, ampliando il ventaglio di attività illecite e rendendo più difficile l’individuazione e la contrasto.
L’impatto di queste infiltrazioni si misura anche attraverso i sequestri e confisca di esercizi di gioco, con la Campania che detiene il primato a livello nazionale, seguita da Lazio, Sicilia, Calabria e Puglia.
La Liguria, con 4 locali confiscati, rappresenta un segnale d’allarme per il Nord Italia.
Un’analisi comparativa delle normative regionali, condotta da Libera, evidenzia la Liguria come la regione con la performance peggiore.
Questa debolezza legislativa, unita alla presenza di attori criminali organizzati, crea una combinazione pericolosa che favorisce l’espansione delle attività illecite.
Al contrario, regioni come Toscana e Friuli-Venezia Giulia si distinguono per una legislazione più virtuosa, seppur non esente da margini di miglioramento.
Il Piemonte, con una performance inferiore alla media, precede la Liguria, che si posiziona in fondo alla classifica con un solo semaforo verde, indicando un quadro normativo profondamente carente e necessarie riforme urgenti per contrastare efficacemente l’infiltrazione mafiosa e tutelare i cittadini.
La situazione richiede un approccio multidisciplinare che coinvolga forze dell’ordine, istituzioni e società civile, al fine di contrastare un fenomeno che mina la legalità e lo sviluppo economico del territorio.







