Liguria e il Mezzogiorno: un quadro demografico in evoluzione e le sue implicazioni per il tessuto economicoUn’analisi recente della Cgia rivela un trend demografico significativo in Liguria, che riflette una dinamica più ampia nel Sud Italia e nelle Isole: il numero di pensionati supera quello dei lavoratori dipendenti e autonomi.
Al 31 dicembre 2024, la Liguria conta 656.493 pensioni erogate contro 633.899 occupati, un disallineamento di 22.594 unità.
Questo fenomeno, pur rappresentando una peculiarità regionale, si inserisce in un contesto nazionale più ampio dove il Mezzogiorno è l’unica area geografica ad affrontare un simile squilibrio.
A livello nazionale, il numero di pensioni (7,3 milioni) supera di oltre 900.000 il numero di occupati (6,4 milioni).
La Puglia si distingue come la regione meridionale con il divario più accentuato, con un saldo negativo di 231.700 unità.
Il sorpasso tra pensionati e lavoratori non è un evento recente.
La tendenza, radicata da anni, evidenzia una trasformazione profonda nel tessuto demografico del Paese, con implicazioni potenzialmente rilevanti per la crescita economica e la competitività.
Mentre le regioni del Centro-Nord, con l’eccezione di Liguria, Umbria e Marche, mantengono un saldo positivo grazie a un andamento occupazionale favorevole negli ultimi anni, il Sud si confronta con una situazione di crescente squilibrio.
Un elemento degno di nota è l’espansione di questo fenomeno anche in alcune aree del Nord.
Otto province settentrionali – Savona, Genova, Ferrara, Biella, Vercelli, Alessandria, Sondrio e Rovigo – presentano un numero di pensioni erogate superiore a quello dei lavoratori attivi.
Due province liguri su quattro condividono questa caratteristica, segno di una crescente pressione demografica che si estende oltre i confini del Mezzogiorno.
Nello specifico, Savona e Genova registrano i disallineamenti più marcati, mentre Imperia e La Spezia mostrano un leggero, ma significativo, saldo positivo.
L’invecchiamento della forza lavoro rappresenta una sfida cruciale per le imprese, soprattutto nelle regioni più piccole e con una popolazione anziana.
La difficoltà di reperire figure professionali altamente specializzate nel mercato del lavoro è diventata una preoccupazione diffusa, mettendo a dura prova la capacità delle aziende di innovare e competere a livello globale.
La Basilicata, con un indice di anzianità dei dipendenti privati pari all’82,7, si distingue come la regione più colpita, seguita da Sardegna (82,2), Molise (81,2), Abruzzo (77,5) e Liguria (77,3).
Il dato medio nazionale si attesta al 65,2, mentre Emilia Romagna, Campania, Veneto, Lombardia e Trentino Alto Adige presentano una situazione relativamente più favorevole.
La prospettiva futura richiede interventi mirati a stimolare la natalità, favorire l’occupazione giovanile e incentivare la permanenza dei lavoratori più anziani nel mondo del lavoro attraverso politiche di riqualificazione e flessibilità pensionistica.
La capacità di affrontare questa sfida demografica sarà determinante per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico e promuovere la crescita economica del Paese.
Un approccio integrato, che coinvolga istituzioni, imprese e comunità locali, è essenziale per invertire la tendenza e costruire un futuro più prospero per le generazioni a venire.







