La Liguria, regione dalla popolazione giovanile relativamente contenuta – appena il 6,1% del totale nazionale, un dato che la posiziona tra le aree con la più bassa concentrazione di adolescenti insieme al Molise e la Sardegna – presenta un quadro complesso quanto significativo, come evidenziato dalla XVI edizione dell’Atlante dell’Infanzia a Rischio in Italia, “Senza filtri”.
Il rapporto Save the Children dipinge un ritratto di giovani liguri, tra i 13 e i 19 anni, con un accesso limitato alle opportunità culturali e ricreative che contribuiscono in modo determinante alla loro crescita personale e intellettuale.
I numeri parlano chiaro: quasi il 40% degli adolescenti non si dedica alla lettura al di fuori dei testi scolastici, un dato che si estende a una percentuale ancora più ampia quando si considerano visite a musei, siti archeologici, spettacoli teatrali e concerti.
Questa carenza di esposizione culturale solleva interrogativi cruciali sulla possibilità per i giovani liguri di sviluppare appieno il loro potenziale creativo, di acquisire una visione critica del mondo e di costruire un solido bagaglio di conoscenze al di là dei confini didattici.
Il contesto familiare, con un’incidenza del 32,9% di famiglie con un solo figlio – superiore alla media nazionale – potrebbe contribuire a una percezione di isolamento sociale e a una minore opportunità di interazione con coetanei, amplificando ulteriormente le disparità.
L’assenza di attività fisica, che colpisce il 14% degli adolescenti liguri (un dato positivo rispetto alla media nazionale, ma comunque significativo), è spesso correlata a stili di vita sedentari e a un’alimentazione inadeguata, fattori che possono contribuire all’aumento del rischio di sovrappeso, un fenomeno che, fortunatamente, si manifesta in percentuali inferiori rispetto alla media italiana.
La scuola, riconosciuta come un fulcro fondamentale per la crescita degli adolescenti, rappresenta un luogo di apprendimento, sviluppo emotivo e socializzazione.
Tuttavia, proprio all’interno di questo ambiente, possono emergere e accentuarsi le disuguaglianze, sia di natura territoriale che sociale.
La dispersione scolastica, sebbene inferiore alla media nazionale (5,9% in Liguria contro l’8,7% nazionale), rimane una sfida da affrontare, con differenze marcate tra gli indirizzi di studio: i licei mostrano un tasso più basso (3,9%), mentre gli istituti professionali presentano una percentuale significativamente più alta (22,8%), riflettendo possibili difficoltà nell’orientamento scolastico e nella transizione verso il mondo del lavoro.
Il fenomeno degli “early school leavers”, giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno interrotto prematuramente il percorso di istruzione o formazione, si attesta al 9% in Liguria, con una preoccupante disparità di genere: i ragazzi abbandonano gli studi in misura maggiore rispetto alle ragazze, un aspetto che richiede un’analisi approfondita delle cause sottostanti e l’implementazione di interventi mirati per favorire l’inclusione e il successo formativo di tutti i giovani.
Comprendere le dinamiche che portano a queste scelte e offrire percorsi di recupero e reinserimento è essenziale per garantire a ogni adolescente l’opportunità di costruire un futuro solido e ricco di prospettive.







