La Liguria si trova a navigare un mare di incertezze nel panorama occupazionale, un quadro delineato dai recenti dati Istat relativi al secondo trimestre del 2025 e pesantemente condizionato dalle dinamiche del primo trimestre, che ha visto una contrazione significativa.
Lungi da un’immagine di stabilità, il mercato del lavoro ligure si presenta come un sistema fragile, costantemente in bilico tra segnali contrastanti e vulnerabile agli shock esterni, come sottolinea l’allarme lanciato da Maurizio Calà, segretario generale CGIL Liguria.
L’apparente lieve ripresa osservata nel secondo trimestre – con un aumento complessivo, guidato principalmente dall’incremento degli indipendenti (+8.490 unità, +6,2%), a fronte di un modesto aumento dei dipendenti (+4.530, +0,9%) – non deve trarre in inganno.
Il dato congiunturale dei primi tre mesi dell’anno rimane allarmante, con una diminuzione di 10.295 posti di lavoro, evidenziando una tendenza alla contrazione che rischia di compromettere la tenuta economica e sociale della regione.
Un elemento critico è rappresentato dal peso relativamente ridotto del settore industriale, che incide solo per il 13,6% sull’occupazione totale ligure, un dato significativamente inferiore rispetto alla media del Nord-Ovest (24,2%) e nazionale (19,9%).
Questa debolezza strutturale rende la Liguria particolarmente esposta alle fluttuazioni del mercato globale e alla perdita di competitività delle sue industrie, come confermato dalla pesante perdita di 10.822 occupati (-11,1%) nel settore manifatturiero durante il secondo trimestre.
La crescita del settore dei servizi, con 492.398 occupati (+11.566 unità, +2,4%), che rappresenta il 76,9% dell’occupazione ligure, appare a prima vista incoraggiante.
Tuttavia, questa crescita è accompagnata da un’elevata volatilità.
I settori più dinamici – agricoltura, costruzioni, commercio e turismo – mostrano una crescita a due o tre cifre, rivelando una profonda incertezza e dipendenza da fattori esterni, come il turismo stagionale e le condizioni meteorologiche.
Questa eterogeneità rende difficile implementare politiche di sviluppo sostenibile e creare posti di lavoro stabili.
Marco De Silva, responsabile dell’Ufficio Economico CGIL Genova e Liguria, evidenzia con lucidità come questa frammentazione del mercato del lavoro ligure accentui le fragilità regionali e renda necessaria una riflessione strategica.
È imperativo, infatti, non limitarsi a monitorare i dati, ma agire con politiche mirate a rafforzare il tessuto produttivo, incentivare l’innovazione, promuovere la formazione professionale e proteggere i lavoratori dai rischi di precarietà.
La Liguria deve comprendere che la sua prosperità futura dipende dalla capacità di affrontare queste sfide con coraggio e visione, investendo nel capitale umano e creando un ambiente favorevole all’imprenditoria responsabile e alla crescita inclusiva.
Altrimenti, il rischio è quello di assistere a un progressivo declino economico e sociale, con conseguenze pesanti per le generazioni future.