Nel primo trimestre del 2025, la Liguria manifesta una resilienza commerciale, registrando un modesto incremento dello 0,7% nelle esportazioni rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. Questo aumento, che porta il valore complessivo da 1.807 a 1.820 milioni di euro, posiziona la regione al nono posto nella graduatoria regionale italiana per vitalità del commercio internazionale. Un dato che assume un significato particolare alla luce delle crescenti tensioni geopolitiche e della potenziale introduzione di dazi protettivi da parte degli Stati Uniti, come quelli ipotizzati dall’amministrazione Trump. L’Istat, nel suo recente rapporto, fornisce un quadro dettagliato di questo andamento.Tuttavia, è fondamentale contestualizzare questo risultato. La crescita ligure, pur positiva, si discosta significativamente dalla tendenza nazionale, che ha visto un balzo del 3,2% nelle esportazioni. La disparità è ancora più accentuata se confrontata con la performance del Sud e delle Isole (+9,8%), del Centro (+5,4%), del Nord-Est (+2,8%) e, in misura minore, del Nord-Ovest (+1,4%). Questa differenza suggerisce una potenziale necessità di ripensare le strategie commerciali liguri, mirate a un’adeguamento più rapido alle dinamiche globali.L’analisi settoriale rivela un quadro eterogeneo. L’export ligure ha trovato propulsione in settori chiave, in particolare nell’industria tessile (+265,7%), un segnale di rinnovato interesse internazionale per la tradizione manifatturiera locale, e nel comparto dei mezzi di trasporto (+109,8%), probabilmente legato a commesse specifiche o a una maggiore competitività dei prodotti. A trainare la crescita hanno contribuito anche i prodotti farmaceutici, chimici, medicinali e botanici (+76,6%), i materiali estratti da cave e miniere (+42,8%) e gli apparecchi elettrici (+40%), settori che riflettono un’economia in evoluzione, focalizzata sull’innovazione e la specializzazione.Al contrario, alcuni settori cruciali per l’economia ligure hanno subito contrazioni preoccupanti. La diminuzione più marcata si è verificata nel coke e nei prodotti petroliferi raffinati (-60,1%), un dato che potrebbe indicare una riduzione della domanda internazionale o una perdita di competitività rispetto ad altri produttori. Segue, con un calo significativo, il settore delle attività di trattamento dei rifiuti e risanamento (-25,4%), quello dell’arredamento (-23,7%), della carta e prodotti di carta (-21,1%), degli articoli in pelle e simili (-19,5%) e, infine, del legno e prodotti in legno (-18,8%). Questi risultati denotano una vulnerabilità di alcuni comparti liguri a shock esterni e una potenziale necessità di diversificazione e di investimenti in ricerca e sviluppo. L’analisi di queste performance negative è cruciale per implementare politiche mirate a sostenere la competitività e la resilienza del tessuto economico regionale.
Liguria resiliente: +0,7% nelle esportazioni, ma serve una svolta.
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