giovedì 28 Agosto 2025
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Genova

Marassi, carcere in rivolta: tensioni e richieste di intervento

Un’ondata di tensione ha investito l’istituto penitenziario di Marassi, Genova, con un’escalation di proteste che interrogano profondamente le condizioni di vita e sicurezza all’interno del complesso.
Da tre giorni, un gruppo di circa cinquanta detenuti, classificati come alta sicurezza, manifesta il proprio malcontento attraverso un gesto simbolico e dirompente: il percossione di stoviglie contro le sbarre, un atto che, secondo i sindacati Uilpa e Osapp, ha raggiunto livelli di intensità tali da compromettere seriamente l’incolumità del personale penitenziario e persino dei detenuti stessi.
Questo episodio non rappresenta un evento isolato, ma piuttosto il culmine di una spirale di disagio preesistente.
Il 4 giugno, il carcere era già stato teatro di una rivolta scatenata da accuse di violenze e maltrattamenti subiti da un detenuto, ad opera di quattro compagni di cella, una situazione che si era risolta con il trasferimento dei responsabili.

L’accaduto, come evidenzia Rocco Roberto Meli, segretario regionale dell’Osapp, ha segnato una linea di demarcazione, un punto di non ritorno che mai si era verificato prima in quell’istituto, segnalando una crisi sistemica più profonda.
Al di là della mera gestione dell’emergenza, emerge una preoccupazione ben più radicata: lo stato psicofisico del personale di polizia penitenziaria.
Le risorse umane sono sotto pressione costante, esposte a dinamiche estreme che mettono a dura prova la loro capacità di intervento e la loro sicurezza.

Fabio Pagani, segretario della Uilpa, non esita a definire “fallimentare” la gestione della sicurezza all’interno della casa circondariale genovese, sottolineando l’urgenza di un intervento governativo capace di fornire risposte concrete e durature.

La richiesta è rivolta direttamente alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sollecitando azioni immediate per scongiurare un ulteriore deterioramento della situazione.
La gravità del contesto è ulteriormente aggravata da tentativi di introduzione di oggetti di contrabbando.

Il Sappe, sindacato autonomo della Polizia Penitenziaria, ha reso noto un recente tentativo di far recapitare droga e un telefono cellulare all’interno del carcere, prontamente sventato grazie a un’accurata attività di controllo.
Questo episodio testimonia la persistenza di dinamiche illegali che alimentano la tensione e ostacolano il corretto svolgimento delle attività penitenziarie, mettendo a rischio l’efficacia del sistema di sicurezza.
L’incidente rivela, inoltre, la vulnerabilità dell’istituto e la necessità di rafforzare i controlli e l’efficacia dei perimetri di sicurezza.

L’insieme di questi eventi solleva interrogativi cruciali sulle condizioni di vita dei detenuti, sulla capacità del sistema penitenziario di garantire la sicurezza del personale e sulla necessità di un profondo ripensamento delle politiche di gestione delle carceri, con l’obiettivo di prevenire ulteriori escalation di violenza e di promuovere un ambiente detentivo più sicuro e riabilitativo.

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