Un’emergenza silenziosa attanaglia il carcere di Genova Marassi, dove l’interruzione prolungata delle linee telefoniche, durata ormai cinque giorni, solleva serie preoccupazioni sulla sicurezza e sull’efficacia del sistema penitenziario. La situazione, denunciata dal sindacato Uil-Pa Polizia Penitenziaria, si configura come un’ulteriore conseguenza della grave rivolta interna scoppiata il 4 giugno scorso, evento scaturito da una presunta aggressione sessuale tra detenuti.L’impossibilità di stabilire contatti con l’istituto, segnalata dal segretario regionale della Uil-Pa, Fabio Pagani, evidenzia una vulnerabilità critica: un carcere che ospita settecento persone, isolato dal mondo esterno, privo di un canale di comunicazione essenziale. Questa carenza non incide solamente sulla capacità di coordinare interventi di emergenza, ma compromette la gestione quotidiana, rendendo più difficoltosa l’assistenza legale ai detenuti e ostacolando il contatto con familiari.La rivolta di giugno, che ha visto il carcere scatenarsi in atti di ribellione, ha amplificato le tensioni preesistenti e ha portato alla luce carenze strutturali e organizzative che ora si manifestano con questa interruzione delle comunicazioni. Il personale di polizia penitenziaria, già sottoposto a una pressione costante, si trova a dover fronteggiare l’emergenza con risorse limitate, spesso ricorrendo a soluzioni di ripiego e a un impegno personale straordinario.La situazione pone interrogativi urgenti sulla responsabilità del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, del Ministero della Giustizia e del Governo. Non è sufficiente una reazione d’emergenza: è necessaria una revisione approfondita della gestione del carcere di Marassi, con l’obiettivo di implementare soluzioni strutturali che garantiscano la sicurezza del personale, il rispetto dei diritti dei detenuti e il mantenimento di un ambiente penitenziario sano e controllato.L’evento non è un mero guasto tecnico, ma un sintomo di un malessere più profondo che affligge il sistema penitenziario italiano: la cronica carenza di personale, la obsolescenza delle infrastrutture, la difficoltà di garantire un’adeguata assistenza psicologica e sociale ai detenuti. Risolvere questa emergenza significa non solo ripristinare le linee telefoniche, ma anche affrontare le cause strutturali che l’hanno generata, investendo in risorse umane, in formazione e in innovazione tecnologica, con l’obiettivo di costruire un sistema penitenziario più efficiente, sicuro e rispettoso dei diritti fondamentali di ogni individuo. La situazione di Marassi deve costituire un campanello d’allarme, un monito per un cambio di rotta urgente e necessario.
Marassi: Carcere isolato, un’emergenza silenziosa
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