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Marco Soracco: Vent’anni di accuse e la lotta per la riabilitazione.

La vicenda che coinvolge Marco Soracco, commercialista di Chiavari, si configura come un intricato intreccio di dolore, accuse e una lunga battaglia per la riabilitazione.
Nel corso delle sue dichiarazioni spontanee, rilasciate con la speranza di una definitiva chiusura di un “calvario immeritato”, Soracco ha tracciato un quadro della sua esistenza segnata da un giudizio pubblico implacabile, protrattosi per oltre vent’anni.

Il 6 maggio 1996, la scoperta del corpo senza vita di Nada Cella, la sua segretaria, sconvolse la sua vita e innescò una spirale di accuse e sospetti.
Soracco, difeso dall’avvocato Andrea Vernazza, è imputato per favoreggiamento, accusato di non aver riferito tempestivamente di essere a conoscenza dell’identità dell’assassina, Anna Lucia Cecere.
“Quel giorno doveva essere una giornata ordinaria,” ha ricordato Soracco, descrivendo l’orrore di trovare Nada Cella in una pozza di sangue.

La sua reazione, definita da alcuni “fredda e distaccata,” è stata interpretata come sintomo di un coinvolgimento, ma soratte ha spiegato che si tratta del suo modo di elaborare eventi traumatici: un meccanismo di difesa che lo spinge a osservare e analizzare prima di agire.

Soracco ha sottolineato la sua costante collaborazione con le autorità durante le indagini, pur sentendosi trascinato in una situazione inaspettata e sconvolgente.

La sua conoscenza con Anna Lucia Cecere, come ha spiegato, risale a un anno prima del tragico evento, tramite il suo fidanzato.
Non ha mai nutrito alcun interesse personale nei suoi confronti.

La rivelazione mediatica, a fine maggio 1996, che una giovane madre fosse sospettata dell’omicidio lo colse di sorpresa.

La successiva telefonata in cui Cecere, in un impeto di rabbia, gli comunicava il suo profondo risentimento, fu interpretata da Soracco come una reazione derivante dalla convinzione di essere stato da lui denunciato.

La vicenda, che si protrae in un processo complesso, è caratterizzata da una profonda ambiguità e da una commistione di elementi emotivi e fattuali.

La figura di Soracco, inizialmente dipinta come un sospetto, si presenta ora come quella di un uomo desideroso di riappropriarsi della propria dignità, vittima di un giudizio frettoloso e di una narrazione mediatica distorta.
L’inizio della requisitoria del pubblico ministero Gabriella Dotto, previsto per il 23 ottobre, e la successiva sentenza, attesa per il 18 dicembre, rappresentano momenti cruciali per la definizione del suo destino giuridico e, soprattutto, per la possibilità di una riconciliazione con una comunità che lo ha visto ingiustamente marchiato.
La speranza di Soracco è che la giustizia, finalmente, possa ristabilire la verità e porre fine a un’ingiustizia che ha segnato profondamente la sua vita.

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