Il Mediterraneo, culla di civiltà e crocevia di culture, si trova oggi ad affrontare una crisi multidimensionale che ne mina la salute e la sostenibilità a lungo termine.
Benché vitale per l’economia di numerosi paesi e per la sicurezza alimentare di milioni di persone, questo mare, un tempo paradigma di abbondanza e bellezza, è ora afflitto da una complessa rete di sfide ambientali, geopolitiche ed economiche.
L’emergenza plastica rappresenta una ferita aperta.
Milioni di tonnellate di rifiuti plastici, spesso microplastiche invisibili, si accumulano nei fondali, soffocando gli ecosistemi marini e contaminando la catena alimentare.
L’abbandono di reti da pesca, le cosiddette “reti fantasma”, costituisce un pericolo costante per la fauna selvatica, intrappolando pesci, mammiferi marini e uccelli.
La degradazione qualitativa delle acque, dovuta allo scarico di sostanze inquinanti provenienti dai fiumi, esacerbata da pratiche industriali e agricole non sostenibili, altera la composizione chimica dell’acqua, compromettendo la sopravvivenza di numerose specie.
Il cambiamento climatico agisce da moltiplicatore di minacce.
L’aumento della temperatura del Mediterraneo, significativamente superiore alla media globale, favorisce la proliferazione di specie aliene, originarie di mari più caldi, che competono con la fauna ittica autoctona, alterando gli equilibri ecologici consolidati.
L’acidificazione delle acque, conseguenza dell’assorbimento di anidride carbonica dall’atmosfera, danneggia la capacità di molti organismi marini di costruire gusci e scheletri, con ripercussioni a cascata sull’intera rete trofica.
La vulnerabilità del Mediterraneo è ulteriormente amplificata da tensioni geopolitiche persistenti.
La regione, teatro di flussi migratori, dispute territoriali e interessi concorrenti, richiede un costante monitoraggio da parte delle forze armate e una cooperazione internazionale rafforzata per garantire la sicurezza delle rotte marittime e la protezione delle risorse marine.
Lo smaltimento illegale di rifiuti, compreso il carburante delle navi, contribuisce all’inquinamento e mina la sicurezza ambientale.
La resilienza del Mediterraneo dipende da un approccio integrato che coinvolga tutti gli attori: governi, istituzioni europee, settore privato, comunità scientifica e società civile.
È necessario un cambio di paradigma che promuova la transizione verso un’economia blu sostenibile, basata sulla conservazione della biodiversità, l’innovazione tecnologica e la gestione responsabile delle risorse marine.
L’Unione Europea, con i suoi strumenti finanziari e le sue direttive ambientali, assume un ruolo cruciale come interlocutore chiave per la definizione di politiche condivise e per il sostegno agli sforzi di conservazione.
Un impegno collettivo e una visione a lungo termine sono essenziali per salvaguardare il Mediterraneo, un patrimonio inestimabile per l’umanità.