Il crollo del Ponte Morandi, una ferita aperta sul territorio e nella coscienza collettiva, solleva interrogativi complessi sulla responsabilità pubblica e la vigilanza istituzionale.
L’inchiesta giudiziaria, attualmente in fase di requisitoria a carico di 57 imputati, condotta dai magistrati Marco Airoldi e Walter Cotugno, si concentra in particolare sul ruolo del concessionario autostradale e, crucialmente, su quello dello Stato, in qualità di concedente.
La figura del concedente, in questo contesto, non può essere relegata a un ruolo meramente formale.
La sua responsabilità trascende la semplice concessione del servizio, estendendosi alla verifica del sistema di controllo implementato dal concessionario.
Il pm Airoldi sottolinea che il dovere del concedente non risiede nell’effettuare direttamente la manutenzione o l’ispezione delle opere, ma nel garantire che il concessionario adotti procedure di controllo adeguate e, soprattutto, che queste siano effettivamente messe in atto con rigore e trasparenza.
L’accusa si focalizza sulla distinzione tra “sorveglianza” e “vigilanza”.
La sorveglianza implica una presenza fisica e continua, mentre la vigilanza, nel contesto giuridico e amministrativo, implica un controllo a distanza, ma non passivo.
Il vigilante, in altre parole, deve accertarsi che il vigilato (il concessionario) disponga di un sistema di regole e procedure robuste e che queste siano costantemente rispettate.
L’omissione di un’azione di vigilanza efficace, secondo l’accusa, non è un mero errore formale, ma un fallimento nella tutela della sicurezza pubblica.
Un’azione di vigilanza più incisiva avrebbe potuto rivelare anomalie e criticità nei rapporti tra le società Aspi e Spea, evidenziando la crescente confusione di ruoli e responsabilità nel tempo.
L’acquisizione e l’analisi delle convenzioni Aspi-Spea, unitamente al manuale dei difetti, avrebbero potuto costituire un campanello d’allarme.
L’assenza di una vigilanza attenta ha permesso che Aspi e Spea non osservassero le cadenze previste dalla circolare per le ispezioni, e non si dotassero degli strumenti adeguati per condurle correttamente.
Questa mancanza di controllo ha contribuito a creare un ambiente in cui le problematiche strutturali del ponte non vennero affrontate con la dovuta priorità.
La requisitoria, un momento cruciale del processo, proseguirà nelle prossime settimane, culminando nelle richieste di pena il 14 e il 15 ottobre.
Si tratta di un’occasione per fare luce sulle dinamiche che hanno portato al disastro e per definire le responsabilità, non solo individuali, ma soprattutto istituzionali, che hanno contribuito alla tragedia.
Il processo rappresenta, in definitiva, un’occasione imperdibile per rafforzare il sistema di controllo e prevenzione dei rischi, garantendo la sicurezza delle infrastrutture e, soprattutto, tutelando la vita dei cittadini.








