Il processo per la tragedia del Ponte Morandi, la cui data fatidica è il 14 agosto 2018 e che ha lasciato dietro di sé un bilancio di 43 vite spezzate, riprende dopo la pausa estiva, riportando al centro della cronaca il passato e le responsabilità che ne derivano.
Un passato che si materializza, tra le aule di giustizia, attraverso le testimonianze e le memorie di coloro che, direttamente o indirettamente, hanno contribuito a plasmare il destino di quella infrastruttura.
Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia (Aspi), attualmente detenuto al carcere di Opera, a Milano, si è reso disponibile a rilasciare dichiarazioni spontanee, manifestando al contempo difficoltà nell’accesso ai documenti digitali, un dettaglio che testimonia la complessità e la mole di informazioni che gravano sul procedimento giudiziario.
La sua posizione, destinata ad essere discussa in una fase avanzata, rappresenta un punto cruciale per la ricostruzione della catena degli eventi che hanno portato al crollo.
L’attenzione del pubblico ministero, Walter Cotugno e Marco Airoldi, si è concentrata oggi sulle figure di Mauro Malgarini, responsabile delle manutenzioni di Aspi dal 1994 al 2011, Fulvio Di Taddeo, ex responsabile dell’ufficio manutenzione opere strutturali, e Mariano Romagnolo, ex responsabile dell’ufficio “Ponti e Viadotti”.
L’accusa ha messo in luce una criticità metodologica: l’impiego di un manuale di ispezione inadeguato per il viadotto Polcevera.
La peculiarità strutturale del Morandi, caratterizzato dalla presenza di cavi di sostegno (stralli), lo rendeva intrinsecamente diverso da qualsiasi altro ponte, rendendo necessario un approccio specialistico che, a quanto pare, non fu adottato.
La prospettiva di assoluzione per alcuni dei 57 imputati, paventata dal pubblico ministero, ha suscitato un commento da parte di Egle Possetti, portavoce del Comitato ricordo vittime del ponte Morandi.
Pur riconoscendo la possibilità di richieste di esclusione dei reati in considerazione della vastità del numero di persone coinvolte e delle accuse contestate, Possetti ha espresso l’aspettativa di richieste di condanna severe nei confronti degli imputati di maggiore rilevanza.
Il Comitato, in stretto contatto con i propri legali, vigila costantemente sull’andamento del processo, consapevole che la sentenza rappresenti un punto di svolta fondamentale per la ricerca della verità e per la giustizia nei confronti delle vittime e dei loro familiari.
La speranza è che il processo possa delineare con precisione la complessa vicenda, ricostruendo le responsabilità e individuando le falle che hanno portato a una tragedia evitabile.