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Mostro di Firenze: Rifiutata la Revisione, Battaglia in Cassazione

La Corte d’Appello di Genova ha respinto l’istanza di revisione del processo a Mario Vanni, uno dei principali sospettati coinvolti nei delitti del cosiddetto “Mostro di Firenze”.
La decisione, emessa a fronte della richiesta presentata dagli avvocati Valter Biscotti e Antonio Mazzeo, legali del nipote di Vanni, si basa su una nuova perizia entomologica forense che sposta in avanti la data presunta dell’ultimo omicidio, quello di Antonella Scopeti, avvenuto nel settembre del 1985.

La precisazione temporale, apparentemente tecnica, si rivela un elemento cruciale nel complesso puzzle investigativo, potenzialmente in grado di ridefinire le dinamiche attribuite all’autore dei delitti.
La battaglia legale non si arresta, tuttavia.

Gli avvocati hanno immediatamente annunciato l’intenzione di adire la Corte di Cassazione, dove confidano in una valutazione più favorevole.

La perizia entomologica, pur presentando caratteristiche di novità scientifica, è stata dalla Corte d’Appello ritenuta, in questa specifica circostanza, non rilevante ai fini della revisione.

La decisione si concentra strettamente su questo singolo punto, nonostante l’approfondimento che la Corte ha riservato alla questione.
L’elemento più critico, secondo i legali, risiede nel fatto che la Corte d’Appello si è eccessivamente addentrata nel merito della questione, un’azione che, secondo la consolidata giurisprudenza della Cassazione, non le era consentita.

Questa pratica, purtroppo frequente nelle corti territoriali, porta spesso all’annullamento delle sentenze da parte della Suprema Corte.

Si tratta di un errore processuale che rischia di compromettere l’oggettività e l’imparzialità del giudizio.

L’avvocato Biscotti sottolinea che questa eventualità era ampiamente prevista e il ricorso in Cassazione era già in fase di preparazione, con deposito imminente.
Un elemento di notevole interesse, e forse preoccupazione, è la concomitanza tra la sentenza di Genova e la recente diffusione di notizie riguardanti la presunta paternità di Natalino Mele, figura già nota negli ambienti che si occupano di questo caso.
Questa coincidenza, a detta degli avvocati, potrebbe suggerire un tentativo di distrarre l’attenzione dall’imminente annullamento della sentenza, che potrebbe mettere in discussione le accuse mosse ad altri soggetti ancora sotto giudizio da parte della Cassazione.
La questione solleva interrogativi sulla trasparenza e sull’indipendenza del processo, alimentando il sospetto di un’operazione volta a consolidare una narrazione preesistente, a discapito della ricerca della verità processuale e del rispetto dei diritti dei presunti responsabili.

Il futuro del caso Mostro di Firenze pende ora sull’esito del giudizio in Cassazione, dove si spera in un esame più approfondito e imparziale delle prove e delle argomentazioni presentate.

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