L’azione di occupazione dell’istituto Calvino a Genova, cuore pulsante di un territorio in fermento, si configura come un atto di profonda eco nell’ambito di un più ampio movimento di solidarietà internazionale.
Gli studenti, animati da un senso civico e di giustizia, hanno manifestato il loro sostegno alla Global Sumud Flotilla e alla popolazione della Striscia di Gaza, elevando un imperativo chiaro: interrompere, bloccare ogni forma di complicità con le politiche che perpetuano un conflitto irrisolto.
L’occupazione, nata a seguito di un’assemblea straordinaria studentesca, non è un evento isolato, ma il culmine di un percorso di sensibilizzazione e mobilitazione iniziato con la missione Sumud.
Quest’ultima, lungi dall’essere un semplice atto simbolico, ha dimostrato con forza come la partecipazione attiva di studenti, lavoratori e cittadini comuni possa colmare il vuoto lasciato da una classe dirigente spesso incapace di rispondere adeguatamente alle emergenze globali.
In linea con questo approccio partecipativo, gli studenti avevano precedentemente promosso una mozione, supportata da una raccolta firme capillare che ha coinvolto studenti e professori in diverse scuole d’Italia, con l’obiettivo di spingere le istituzioni a prendere una posizione pubblica, condannando il sionismo e sostenendo la Flotilla.
La persistenza di provocazioni dirette verso questa missione umanitaria, che si distingue per l’utilizzo di imbarcazioni civili, ha catalizzato la determinazione degli studenti e studentesse, che hanno onorato la promessa fatta in collaborazione con i lavoratori: una risposta di mobilitazione totale in caso di ostacoli alla Flotilla.
L’azione compiuta all’istituto Calvino rappresenta un ulteriore passo avanti per l'”equipaggio di terra,” un collettivo che con la sua costante mobilitazione sostiene la navigazione verso Gaza, con l’intento di rompere il blocco navale imposto.
Il Calvino si aggiunge all’elenco di altre scuole – Rossellini, Cavour e Klee – che hanno risposto al grido di “occupiamole tutte,” trasformando gli spazi scolastici in luoghi di riflessione, confronto e, soprattutto, di solidarietà attiva nei confronti della Palestina.
Questa azione si inscrive in un contesto di più ampia contestazione sociale, come testimonia lo sciopero generale del 22 settembre, in cui portuali e lavoratori hanno paralizzato l’Italia, esprimendo la loro indignazione e il loro impegno a fianco della causa palestinese.
L’occupazione del Calvino, quindi, si configura come un atto politico di forte impatto, un baluardo di resistenza e un invito all’azione per un futuro più giusto e solidale.