L’Università di Genova è al centro di un profondo dissenso, testimoniato dall’occupazione del rettorato iniziata da tre giorni.
L’azione studentesca, un atto di resistenza simbolica e concreta, è un’espressione di indignazione per la tragedia umanitaria in corso nella Striscia di Gaza e si configura come un gesto di solidarietà verso la Global Sumud Flotilla, un’iniziativa volta a sfidare il blocco israeliano e a portare aiuti alla popolazione civile.
Le conseguenze immediate dell’occupazione hanno generato un’interruzione significativa delle normali attività accademiche.
Le lezioni del dipartimento di Giurisprudenza, tradizionalmente ospitate nella sede di via Balbi 5, sono state temporaneamente delocalizzate o trasferite in modalità telematica, evidenziando l’impatto diretto del dissenso sulla comunità universitaria.
Anche l’amministrazione si è trovata a dover riorganizzare il proprio personale, con oltre cento dipendenti amministrativi temporaneamente assegnati ad uffici alternativi o adoperati in modalità di lavoro agile.
L’accesso al rettorato è strettamente controllato dagli occupanti, creando una situazione di forte controllo e rendendo difficile la ripresa delle normali attività.
Secondo fonti interne all’Ateneo, i danni materiali, sebbene non quantificati, sono considerevoli.
L’istituzione, in una scelta che mira a preservare la stabilità e l’evitare un’ulteriore escalation delle tensioni, ha finora escluso l’intervento delle forze dell’ordine, privilegiando un approccio di dialogo e contenimento.
Nonostante l’impegno verso la pacifica gestione della situazione, si sono verificati episodi di conflitto.
Un dipendente universitario ha tentato di accedere all’edificio, incontrando la resistenza degli occupanti, che lo avrebbero spinto, provocandogli una caduta.
L’uomo, lievemente fer