La nave Ocean Viking, operante sotto l’egida di SOS Méditerranée, ha ormeggiato nel porto di Savona, accolta dalle autorità italiane in seguito a una complessa vicenda umanitaria. A bordo, settantatré persone, prevalentemente originarie del Bangladesh, sono state recuperate nelle acque del Mediterraneo meridionale nei giorni precedenti. La composizione fragile di questa popolazione, che include sei minori non accompagnati, sottolinea l’urgenza e la delicatezza della situazione.Immediatamente dopo l’attracco, un team di medici della sanità marittima e dell’Asl è salito a bordo per valutare lo stato di salute dei naufraghi. Segnalazioni di casi di scabbia, una patologia purtroppo non rara in contesti di sovraffollamento e precarie condizioni igieniche, richiedono un intervento medico tempestivo e mirato. La Croce Rossa, in collaborazione con le altre istituzioni coinvolte, ha predisposto un punto di accoglienza all’interno del terminal crociere, attrezzandolo per fornire assistenza primaria e supporto logistico.La gestione dei flussi migratori successivi prevede un’articolata ripartizione territoriale. Circa cinquanta adulti saranno trasferiti in autobus verso strutture di accoglienza dislocate tra Genova e La Spezia, distribuendo il carico su un’area più vasta. Un’altra decina sarà destinata alla provincia di Savona, consolidando la presenza di persone vulnerabili sul territorio savonese. Particolare attenzione è riservata ai sei minori non accompagnati, che saranno trasferiti in un centro specializzato tramite un pulmino dedicato, accompagnati da due educatori per garantire loro protezione e supporto psicologico.La scelta di Savona come porto di sbarco, situato a più di mille chilometri dal punto di soccorso, solleva critiche e preoccupazioni, come evidenziato da SOS Méditerranée. Questa distanza, apparentemente burocratica, trasforma un atto di soccorso in una sfida logistica ed etica. Il trasferimento prolungato, per persone già provate da un viaggio disumano e dal terrore del mare, ne compromette il benessere e posticipa l’accesso a cure essenziali. SOS Méditerranée sottolinea come questa scelta non sia solo illogica, ma contraria a principi umanitari fondamentali.La questione sollevata dalla distanza del porto di sbarco evidenzia una problematica più ampia: la necessità di una revisione dei protocolli di assegnazione dei porti di sbarco per le navi umanitarie. Una logistica più efficiente, con porti più prossimi ai luoghi di soccorso, permetterebbe alle navi di rientrare rapidamente nelle aree a rischio, pronte a rispondere a nuove emergenze. La tempestività è cruciale non solo per chi è stato salvato, ma anche per coloro che ancora rischiano la vita in mare, in attesa di un segnale di speranza e di un aiuto concreto. La questione non è semplicemente logistica, ma una questione di dignità umana e di responsabilità collettiva.
Ocean Viking a Savona: Naufraghi salvati e critiche sulla distanza
Pubblicato il
