L’ordinanza regionale, pur rappresentando un passo avanti nella tutela della sicurezza dei lavoratori esposti a ondate di calore, solleva interrogativi sul ruolo proattivo che la Regione Liguria avrebbe potuto e, auspicabilmente, dovrebbe assumere. L’auspicio di un coinvolgimento più strutturato, che vedesse la Regione fungere da collante tra Prefetture, enti locali e rappresentanze sindacali, si giustifica sulla base della complessità del problema e della necessità di un approccio sinergico e coordinato. L’effettiva prevenzione dei rischi termici non può limitarsi a interventi settoriali, ma richiede una visione d’insieme capace di intercettare le criticità diffuse in diversi ambiti lavorativi.La questione degli ammortizzatori sociali rimane, pertanto, un nodo cruciale. La Regione Liguria, in quanto interlocutore privilegiato nei confronti del Governo, dovrebbe esercitare un’azione più incisiva per garantire che i lavoratori colpiti da provvedimenti aziendali, o comunque impossibilitati a svolgere le proprie mansioni a causa delle condizioni estreme, ricevano un sostegno economico adeguato e tempestivo. L’assenza di misure di protezione sociale adeguate rischia di esporre ulteriormente i lavoratori a situazioni di vulnerabilità e precarietà.L’attenzione non deve concentrarsi unicamente sui settori tradizionalmente considerati a rischio, come l’edilizia o l’agricoltura. È imperativo estendere la tutela a tutte quelle attività lavorative che, pur non rientrando in queste categorie, espongono i lavoratori a stress termici significativi. Pensiamo, ad esempio, al personale impiegato nei servizi di igiene urbana, costretto a operare su mezzi pesanti in pieno giorno, o agli operatori logistici che movimentano merci in magazzini scarsamente ventilati. L’episodio drammatico dell’operatrice Amiu, che a causa di un colpo di calore ha riportato gravi conseguenze a Genova, testimonia in modo tragico la gravità della situazione e la necessità di intervenire con urgenza.Le aziende hanno la responsabilità primaria di garantire ambienti di lavoro salubri e sicuri, implementando misure concrete come l’ombreggiamento, la climatizzazione, la rotazione del personale e la fornitura regolare di acqua potabile. Tuttavia, queste azioni devono essere supportate da linee guida chiare e vincolanti, che definiscano standard minimi di sicurezza e promuovano una cultura della prevenzione del rischio termico. La formazione e la sensibilizzazione dei lavoratori, con particolare attenzione ai sintomi del colpo di calore e alle corrette procedure di intervento, rappresentano un elemento fondamentale di questa strategia.Le interlocuzioni in corso presso le Prefetture liguri offrono un’opportunità concreta per siglare un protocollo che rafforzi la tutela dei diritti dei lavoratori e promuova una cultura della sicurezza sul lavoro. Tuttavia, questo protocollo deve essere accompagnato da azioni concrete e monitoraggio costante per garantirne l’effettiva applicazione e l’efficacia nel tempo. Il sindacato continuerà a vigilare e a sollecitare l’impegno delle istituzioni per garantire che la sicurezza dei lavoratori sia una priorità assoluta.
Ondate di calore: Liguria, serve un approccio più proattivo per i lavoratori.
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