La recente decisione ministeriale, concordata a livello europeo, ha prolungato il periodo di fermo biologico per la pesca in Liguria, posticipando la ripresa delle attività di pesca a strascico di ulteriori trenta giorni.
A questa sospensione si aggiunge un divieto specifico e più severo, che interroga l’intera filiera: la pesca del nasello è stata interdetta fino al 31 dicembre del 2025.
L’annuncio ha scatenato un’ondata di sconcerto e frustrazione nel settore, con Roberto Trinca, figura di spicco della commercializzazione del pesce a Genova, che definisce la misura “un atto che tradisce la realtà economica del nostro Paese e proietta un futuro incerto per la pesca italiana”.
Trinca sottolinea come il divieto di pesca a strascico, pratica che incide per il 40% del mercato ittico nazionale, rappresenti una strategia volta, a suo avviso, all’azzeramento di una tradizione secolare e di una risorsa fondamentale per l’economia costiera.
L’impatto di questa decisione si fa sentire con particolare acuità sulla comunità dei pescatori liguri, dove circa cento imbarcazioni sono direttamente coinvolte nel fermo obbligatorio.
Oltre alle proteste delle grandi marinerie, la decisione sul nasello accende il malcontento anche tra i pescatori artigianali, che vedono compromessa la loro possibilità di continuare a garantire un prodotto essenziale per la dieta mediterranea.
La situazione crea una paradossale dinamica: sebbene il mercato italiano sia privato del pescato locale, le banchine si riempiono quotidianamente di pesce proveniente dalla Francia, sollevando interrogativi sulla coerenza delle politiche europee e sulla necessità di tutelare la pesca locale, tenendo conto delle peculiarità economiche e ambientali dei diversi bacini.
La misura, pur mirando a obiettivi di sostenibilità, rischia di compromettere la sopravvivenza di un settore cruciale per l’identità e l’economia delle comunità costiere liguri e, più in generale, italiane.
Si apre dunque una fase di confronto tra i pescatori, le istituzioni e le autorità europee per cercare soluzioni che concilino la tutela delle risorse marine con la salvaguardia del sostentamento di chi vive del mare.






