Protesta a Genova: quando il diritto si trasforma in sfida.

La recente manifestazione dei lavoratori ex Ilva a Genova ha sollevato interrogativi profondi sulla natura del diritto di protesta e sui limiti invalicabili dell’esercizio legittimo della rivendicazione sindacale.

L’impiego di mezzi pesanti, insoliti per un corteo, come ruspe e muletti, ha superato una soglia critica, trasformando un atto di dissenso in una potenziale azione di forza, con implicazioni che vanno ben oltre la semplice contestazione.

L’Anfp, Associazione Nazionale Funzionari di Polizia, esprime profonda preoccupazione per tali dinamiche, sottolineando come l’introduzione di attrezzature normalmente destinate alla movimentazione industriale in un contesto di protesta pubblica rappresenti un pericoloso precedente.

Tale gesto, lungi dal configurarsi come esercizio di un diritto democratico, si presta ad essere interpretato come una sfida diretta all’autorità e un’escalation intenzionale del conflitto.

È fondamentale distinguere tra la legittima espressione del dissenso, sancita dalla Costituzione, e l’uso di strumenti che rischiano di compromettere la sicurezza pubblica e la dignità delle istituzioni.

L’azione di forza, in qualsiasi forma essa si manifesti, non può essere giustificata in nome di una presunta necessità di “prova muscolare” o di una rivendicazione più incisiva.
Al contrario, essa erode i principi fondamentali della convivenza civile e mette a repentaglio l’equilibrio delle relazioni tra cittadini e forze dell’ordine.
L’Anfp riconosce e apprezza l’operato professionale e contenitivo degli uomini e delle donne della Polizia di Stato, i quali, con estrema perizia e prudenza, hanno gestito una situazione potenzialmente esplosiva, evitando il contatto diretto e contenendo l’azione violenta.

La loro capacità di mantenere la calma e di prevenire scontri corpo a corpo, pur sotto pressione e di fronte a comportamenti aggressivi, testimonia un impegno costante nella tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza collettiva, inclusa quella dei manifestanti stessi.

La manifestazione pacifica è un diritto inviolabile, un pilastro della democrazia.

Tuttavia, questo diritto non può essere equiparato a una licenza per mettere a rischio la sicurezza altrui, né per sfidare apertamente le istituzioni.
La linea di demarcazione tra l’esercizio legittimo della protesta e l’azione di forza è sottile, ma imprescindibile.

Il rispetto di tale confine è un dovere di tutti, dai manifestanti agli operatori di polizia, dai dirigenti sindacali alle autorità politiche.
Solo attraverso il dialogo costruttivo, la trasparenza e il rispetto reciproco è possibile risolvere le controversie e garantire la prosperità di una società civile e pacifica.

L’episodio di Genova deve rappresentare un monito e un’occasione per riflettere su come preservare i valori democratici e proteggere la sicurezza di tutti.

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