Un corteo di circa cinquanta persone si è radunato dinanzi a Palazzo Ducale, in concomitanza con l’apertura del Festival della Scienza, esprimendo un acceso dissenso riguardo al conflitto israelo-palestinese.
La manifestazione, animata da studenti e attivisti, si pone in diretto contrasto con l’evento scientifico, innescando un dibattito complesso e articolato che coinvolge implicazioni etiche, accademiche e geopolitiche.
La presenza del corteo è particolarmente significativa alla luce della recente controversia che ha visto Leonardo, l’azienda aerospaziale, ritirarsi dall’evento.
L’invito a Leonardo era stato originariamente esteso da un gruppo di docenti, ma successivamente revocato a seguito di forti pressioni e polemiche legate a presunte forniture di armamenti a Israele.
Pur con le smentite ufficiali dell’azienda, l’episodio ha acceso un acceso confronto sul ruolo delle imprese tecnologiche e del progresso scientifico in contesti di conflitto armato.
Il volantino distribuito dai manifestanti esprime una chiara richiesta di interrompere ogni forma di accordo e collaborazione con lo stato di Israele, ponendo l’accento sulla responsabilità delle istituzioni accademiche e delle aziende che operano in ambito scientifico.
Il corteo si fa eco allo slogan “Fuori la guerra dalle università”, rivendicando un principio fondamentale di neutralità e impegno pacifista all’interno del mondo accademico.
L’azione dei manifestanti non si limita a una semplice protesta contro un festival scientifico, ma rappresenta una più ampia riflessione sulla responsabilità sociale degli scienziati e dei tecnici, nonché sul ruolo delle università come spazi di dibattito e di impegno civile.
Il conflitto israelo-palestinese, con la sua complessità storica e politica, solleva interrogativi cruciali sull’etica della ricerca, sulle implicazioni morali del progresso tecnologico e sulla capacità della scienza di contribuire alla costruzione di un mondo più giusto e pacifico.
La manifestazione, in questo contesto, si configura come un tentativo di stimolare una discussione più ampia e profonda, invitando la comunità scientifica e l’opinione pubblica a interrogarsi sul ruolo che la conoscenza può e deve svolgere nella risoluzione dei conflitti e nella promozione della pace.
La questione etica, in questo scenario, si intreccia con la necessità di un approccio critico e consapevole nei confronti delle implicazioni concrete del progresso scientifico, evitando che questo venga strumentalizzato in contesti di violenza e oppressione.






