Reti fantasma: 450 kg rimossi a Capo Mortola

Un’operazione di portata significativa ha recentemente portato alla rimozione di oltre 450 kg di “reti fantasma” dai fondali dell’Area di Tutela Marina di Capo Mortola, nel comune di Ventimiglia (Imperia).
Questo intervento, orchestrato dall’organizzazione no-profit Worldrise, che da oltre un decennio si dedica alla conservazione degli ecosistemi marini con un approccio scientifico e pragmatico, è stato reso possibile grazie al supporto di SC Johnson.Le reti fantasma rappresentano una delle minacce silenziose e pervasive che affliggono la salute dei nostri oceani.

Si tratta di attrezzi da pesca – reti da traino, nasse, lenze – persi, abbandonati o danneggiati in mare, che continuano la loro azione distruttiva per anni, se non decenni.

A differenza di un detrito visibile, queste trappole subacquee agiscono come “ombre” letali, catturando indiscriminatamente una vasta gamma di specie marine, tra cui pesci di ogni taglia, crostacei essenziali per la catena alimentare, tartarughe marine vulnerabili e persino mammiferi marini.

L’impatto ambientale non si limita alla mortalità diretta.
Con il tempo, la degradazione fisica delle reti libera microplastiche nell’acqua, contribuendo in modo significativo all’inquinamento da microplastiche, un problema globale con conseguenze ancora in gran parte sconosciute per la salute umana e l’equilibrio degli ecosistemi.
L’accumulo di microplastiche nella catena alimentare rappresenta un rischio crescente per la sicurezza alimentare e per la biodiversità.

L’operazione di Capo Mortola ha visto il coinvolgimento di un team multidisciplinare composto da sub esperti, biologi marini qualificati e tecnici specializzati.
La rimozione delle reti è stata preceduta da un’attenta mappatura del fondale e da un’analisi preliminare per minimizzare i rischi per l’ambiente circostante.
Durante le operazioni di recupero, il team ha liberato numerosi organismi marini intrappolati, tra cui splendide stelle marine, granchi di diverse specie e preziose gorgonie, colonie di corallo che forniscono habitat cruciali per la vita marina.
Le reti recuperate sono state sottoposte a un’analisi approfondita per determinare il grado di degradazione e valutare l’impatto accumulato sull’ecosistema.

Questi dati sono fondamentali per comprendere meglio la persistenza delle reti fantasma nell’ambiente marino e per sviluppare strategie di prevenzione più efficaci.

L’iniziativa ha integrato l’attività subacquea con la produzione di un video immersivo, un potente strumento di sensibilizzazione che documenta il lavoro svolto e offre uno sguardo privilegiato sulla vita marina che riacquista la libertà.

Worldrise ha recuperato complessivamente oltre 1300 kg di reti fantasma, un risultato che testimonia l’impegno dell’organizzazione nella protezione degli oceani.
Come sottolinea Mariasole Bianco, esperta di conservazione marina e Presidente di Worldrise, liberare il mare da questo flagello significa restituire speranza e futuro a un ambiente fragile.

Ma l’azione concreta è solo una parte della soluzione.
La comunicazione, la condivisione di informazioni e il coinvolgimento della comunità sono essenziali per trasformare la cura del mare in un movimento collettivo, un cambiamento culturale che coinvolga governi, industrie e cittadini.
Solo attraverso un impegno condiviso possiamo garantire la salute e la resilienza degli oceani per le generazioni future.

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