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Riforma Giudiziaria: Il Procuratore Lari lancia l’allarme

La recente approvazione parlamentare del disegno di legge che introduce la separazione delle carriere giudiziarie, un tema che infiamma il dibattito politico e giuridico, solleva interrogativi cruciali sull’efficacia del sistema di contrasto alla criminalità organizzata e, soprattutto, sulla sua capacità di garantire una giustizia tempestiva ed equa.

Il procuratore della Repubblica di Imperia, Alberto Lari, intervenendo in un contesto dedicato alla lotta alla mafia e alla memoria di figure come don Luigi Ciotti, ha espresso forti riserve sull’impatto positivo che questa riforma potrebbe avere.
Lungi dall’essere una panacea per i mali che affliggono la giustizia italiana, la separazione delle carriere rischia di distrarre l’attenzione e le risorse da un problema endemico e largamente più urgente: la paralizzante lentezza dei processi.
La cronica inefficienza del sistema giudiziario si traduce in tempi di giudizio estenuanti, che possono superare ampiamente i dieci anni, lasciando i presunti colpevoli in una sorta di limbo legale, erodendo la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e, non ultimo, frustrando le vittime di reato.
La critica del procuratore Lari non si limita a negare un beneficio della riforma, ma ne sottolinea l’incongruenza rispetto alle reali esigenze del sistema giudiziario.

Il cuore del problema non risiede, a suo avviso, nella configurazione delle carriere magistratura, ma nella profonda necessità di una riforma strutturale del processo civile e penale.

Tale riforma dovrebbe mirare a ottimizzare le procedure, alleggerire gli organici magistrali, introdurre strumenti di digitalizzazione avanzati e, soprattutto, incentivare l’utilizzo di forme di risoluzione alternativa delle controversie, come i riti speciali e la mediazione, capaci di accelerare le decisioni senza compromettere la qualità della giustizia.

Inoltre, un aumento significativo degli organici, non solo per i magistrati ma anche per il personale amministrativo a supporto delle attività giudiziarie, si rivelerebbe un investimento strategico per alleviare la pressione sul sistema e garantire una gestione più efficiente dei casi.
La digitalizzazione completa dei procedimenti, la semplificazione dei formulari e la revisione dei codici di procedura civile e penale rappresentano ulteriori tasselli fondamentali per una riforma organica e realmente efficace.
L’attenzione, pertanto, dovrebbe concentrarsi su interventi mirati a ottimizzare il flusso dei processi, a eliminare le inefficienze burocratiche e a garantire una maggiore specializzazione dei magistrati, piuttosto che su modifiche strutturali che rischiano di creare ulteriori disagi e complessità, senza apportare un contributo significativo alla risoluzione dei problemi reali che affliggono la giustizia italiana.
La sfida è quella di costruire un sistema giudiziario più rapido, efficiente e trasparente, capace di tutelare i diritti di tutti i cittadini e di contrastare efficacemente la criminalità, senza compromettere l’indipendenza e l’imparzialità del giudice.

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