La recente approvazione della riforma sanitaria ligure da parte del centrodestra ha generato un profondo scontro istituzionale e un acceso dibattito pubblico, culminando nell’abbandono dell’aula consiliare da parte dell’opposizione, guidata dal Partito Democratico.
Questo gesto, motivato dal capogruppo Armando Sanna come una risposta a un processo decisionale carente di reale partecipazione democratica, solleva interrogativi cruciali sulla tenuta del sistema sanitario regionale e sulla qualità della rappresentanza politica.
L’approvazione della riforma si è concretizzata nonostante i tentativi dell’opposizione di promuovere un’alternativa radicale, un maxiemendamento volto a ripensare completamente l’approccio alla sanità ligure, orientandolo verso un maggiore ascolto delle esigenze territoriali e un rafforzamento delle risorse destinate alle strutture locali.
Il rifiuto di questo emendamento, interpretato come un segnale di chiusura al confronto, ha evidenziato una frattura profonda tra maggioranza e minoranza.
Le preoccupazioni espresse dall’opposizione non si limitano al metodo, ma investono anche il contenuto della riforma, in particolare la creazione di un’unica Azienda Sanitaria Locale (ASL) a livello regionale.
Questa scelta, secondo i dem, rischia di accentrare il potere decisionale, penalizzando la specificità dei contesti locali e compromettendo l’efficienza del sistema.
L’allarme è rafforzato dalla constatazione di un deficit strutturale che supera i 250 milioni di euro, un vuoto finanziario che mette a serio rischio la sostenibilità dell’offerta sanitaria pubblica.
L’imminente commissariamento della sanità ligure, previsto a partire dal primo gennaio e protrarsi fino a luglio, quando sarà approvato il bilancio regionale, rappresenta una conseguenza diretta di questa situazione critica.
Si tratta di un evento senza precedenti nella storia della Regione, un segnale di allarme che testimonia la fragilità del sistema sanitario e la sua incapacità di affrontare le sfide imposte dalla crescente domanda di servizi e dalla carenza di risorse.
La riforma, a detta dell’opposizione, non solo aggrava la situazione preesistente, ma segna un colpo definitivo alla sanità pubblica, erodendo ulteriormente la sua capacità di garantire un’assistenza equa e accessibile a tutti i cittadini.
La decisione di abbandonare l’aula consiliare, pur controversa, è stata presentata come un atto di responsabilità nei confronti dei lavoratori sanitari, dei pazienti in lista d’attesa e di tutti coloro che attendono risposte concrete da un sistema sanitario in crisi.
Il futuro della sanità ligure si prospetta incerto, gravato da una riforma contestata e da un commissariamento che rischia di ampliare il divario tra promesse e realtà.






