La Regione Liguria sta ridefinendo il proprio assetto sanitario, non attraverso una centralizzazione del potere, bensì con l’obiettivo di una governance più efficiente, equa e orientata al cittadino.
La creazione dell’Azienda per la Tutela della Salute in Liguria (ATS Liguria) rappresenta un atto di profonda riforma, maturato dopo quasi due decenni, e volto a rispondere alle sfide demografiche e sociali che la regione affronta.
L’attuale frammentazione del sistema, basata su cinque Aziende Sanitarie Locali (ASL) autonome, si è rivelata inadeguata a garantire una sanità pubblica di qualità, soprattutto in un contesto di invecchiamento della popolazione, crescenti esigenze assistenziali e cambiamenti socio-economici.
Questa struttura, ereditata da un’epoca diversa, genera inevitabilmente duplicazioni amministrative, disomogeneità nell’offerta di servizi e potenziali disparità nell’accesso alle cure, minando l’equità sociale e non valorizzando appieno le eccellenze mediche e di ricerca presenti sul territorio ligure.
La riforma, pertanto, non è una decisione presa alla leggera, ma una risposta ponderata a un imperativo: come assicurare un sistema sanitario resiliente e inclusivo per le generazioni future.
L’ATS Liguria nasce come risposta a questa necessità, assumendo un ruolo di regia e coordinamento, pur mantenendo un forte legame con il territorio attraverso le cinque aree sociosanitarie locali.
Queste aree, pur subordinate all’ATS, conservano la responsabilità diretta nei confronti dei cittadini, dei sindaci e delle comunità, garantendo la prossimità e la continuità dell’assistenza.
Un elemento cruciale della riforma è il potenziamento del modello di Distretto Sociosanitario.
Questi distretti, concepiti come punti nevralgici dell’assistenza, rappresentano un cambio di paradigma: non più un sistema separato tra sanità e servizi sociali, ma un’integrazione sinergica dove la persona è al centro, accolta e assistita in modo globale e coordinato.
Il distretto diventa il luogo fisico e concettuale dove si fondono le competenze mediche, l’assistenza sociale, i servizi domiciliari e le risorse comunitarie, promuovendo un approccio olistico alla salute, che tenga conto non solo degli aspetti clinici, ma anche dei fattori sociali, economici e ambientali che la influenzano.
L’obiettivo finale è liberare risorse e competenze, attualmente disperse in strutture duplicate, per reinvestirle in servizi innovativi, prevenzione, telemedicina e assistenza domiciliare, garantendo una sanità più efficiente, accessibile e centrata sul paziente.
La riforma non è semplicemente un cambiamento organizzativo, ma un atto di speranza, un investimento nel futuro della salute e del benessere dei cittadini liguri.






