La richiesta di arresto per undici esponenti delle tifoserie sampdorine, al centro di un’indagine complessa che scaturisce dagli eventi del derby di Coppa Italia del 25 settembre, solleva interrogativi profondi sulla gestione della sicurezza negli eventi sportivi e sulla crescente radicalizzazione di alcune frange di tifo organizzato. Le accuse, che includono resistenza a pubblico ufficiale, lancio di oggetti e, per alcuni, l’aggressione al pullman del Frosinone del 29 marzo, riflettono una escalation della violenza che ha trasformato un evento sportivo in teatro di scontri urbani.L’indagine, giunta a metà aprile con la conclusione delle indagini preliminari che hanno coinvolto 29 persone tra ultras rossoblù e blucerchiati, evidenzia un quadro allarmante di comportamenti aggressivi e reiterati atti di vandalismo. Oltre alle accuse di resistenza e porto d’armi, molti sono accusati di violazione delle misure di prevenzione e sorveglianza, i cosiddetti Daspo, che testimoniano una pregressa storia di coinvolgimento in episodi di violenza.Il derby, percepito come un momento di concentrazione di identità e rivalità, si è manifestato in una serie di escalation. Un primo tentativo di scontro tra le tifoserie, sventato dalle forze dell’ordine nelle immediate vicinanze dello stadio, preludeva la spirale di violenza. L’utilizzo di oggetti contundenti – bottiglie, bastoni, segnali stradali – contro le forze dell’ordine, unita alla guerriglia urbana scatenata dall’esibizione di striscioni rubati, denota una pianificazione e una preparazione che vanno oltre il semplice tifo esuberante. Il ferimento di 38 agenti durante gli scontri, protrattisi fino alle ore successive alla conclusione della partita, testimonia la gravità e la pericolosità degli atti commessi.La riforma normativa introdotta dal Ministero della Giustizia, con particolare riferimento alla figura del giudice per le indagini preliminari, introduce un elemento cruciale nel processo: la valutazione preventiva della pericolosità sociale degli indagati. La decisione di disporre o meno la custodia cautelare non sarà automatica, ma basata su una valutazione approfondita del rischio di reiterazione della condotta e della possibile compromissione della sicurezza pubblica. Gli avvocati difensori, Pietro Bogliolo, Matteo Carpi e Antonio Rubino, avranno il compito di contestare le accuse e di fornire elementi a favore dei propri assistiti, sottolineando, auspicabilmente, la loro possibile riabilitazione e reintegrazione sociale.Il caso solleva anche interrogativi sulla profonda radice sociale di questo fenomeno. L’identità calcistica, spesso sovrapposta a identità territoriali e sociali più ampie, può diventare terreno fertile per la nascita di fenomeni di aggregazione violenta e per la diffusione di un linguaggio e una cultura dell’odio. Una comprensione più approfondita delle dinamiche che animano queste frange di tifo organizzato è essenziale per elaborare strategie di prevenzione efficaci e per contrastare la radicalizzazione che trasforma un evento sportivo in occasione di atti di violenza e di aggressione. La data del 27 giugno, fissata per l’udienza, rappresenta un momento cruciale per la giustizia e per la società, un’occasione per affrontare un problema complesso che va oltre il semplice ambito sportivo.
Sampdoria, derby e violenza: 11 tifosi sotto accusa.
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