Nel cuore di un’indagine complessa e ramificata che ha scosso il sistema portuale genovese, si è conclusa la richiesta di condanna per Maurizio Sciotto, ex dipendente della Spinelli srl, accusato di traffico internazionale di stupefacenti.
Il procuratore aggiunto Federico Manotti ha avanzato una richiesta di otto anni di reclusione, culminazione di un’operazione che ha svelato un sofisticato meccanismo di contrabbando volto a introdurre ingenti quantitativi di cocaina nel territorio italiano.
Sciotto figura come anello cruciale in un’associazione criminale più ampia, orchestrata da Federico Pinna e Cosimo Spampinato, già condannati rispettivamente a tredici anni e un mese e a otto anni di reclusione.
L’arresto di Pinna e Spampinato, avvenuto un anno addietro, fu preceduto da un rocambolesco inseguimento, sfociato in un deliberato speronamento ai danni di una pattuglia dei carabinieri, tentativo di eludere i controlli che ne svelasse il carico illecito.
Secondo l’accusa, e supportata da un’approfondita attività investigativa condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia, Sciotto ha facilitato l’azione di Pinna e Spampinato, fornendo loro l’accesso al porto tramite un badge aziendale, un elemento che suggerisce una preesistente collaborazione e un grado di coinvolgimento ben più ampio del mero ruolo di “complice”.
La dinamica criminale si è sviluppata attorno alla nave “Kristina”, proveniente dal porto di Guayaquil (Ecuador), punto di partenza di un flusso di cocaina destinato a contaminare il tessuto sociale italiano.
Il carico, quantificato in ben 145 chili – sufficienti a produrre 654.827 singole dosi – era stato abilmente occultato all’interno di un container che trasportava tonno in scatola sott’olio, un’abile mimetizzazione volta a ingannare i controlli doganali.
La droga era suddivisa in 130 panetti, confezionati in quattro sacchi, e successivamente trasferita in borsoni, camuffati con le insegne del servizio Prevenzione Incendi Santa Barbara, ulteriore prova dell’ingegnosità criminale.
L’operazione ha inoltre portato alla luce una pregressa attività illecita di Federico Pinna, già arrestato nel 2014 nell’ambito di un’altra indagine antidroga.
In quella circostanza, i finanzieri, coordinati dai pm Manotti e Federico Panichi, avevano intercettato 150 chili di coca nascosti in vasetti di asparagi, destinati alla cosca calabrese degli Alvaro, un dettaglio che getta luce su una rete di connessioni tra diversi gruppi criminali operanti nel territorio nazionale.
La precedente condanna di Pinna a sei anni di carcere rafforza il suo profilo di figura centrale nel traffico internazionale di stupefacenti.
La sentenza per Maurizio Sciotto è attesa per il 22 dicembre, e rappresenterà un momento cruciale per l’intera operazione, delineando i contorni del coinvolgimento dell’imputato e, potenzialmente, aprendo la strada all’identificazione di ulteriori complici e responsabili.
L’indagine, nel suo complesso, non solo ha portato alla luce un efficiente sistema di contrabbando, ma ha anche evidenziato la necessità di rafforzare i controlli nei porti e di intensificare la collaborazione tra le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie per contrastare il traffico internazionale di droga.








