venerdì 8 Agosto 2025
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Genova

Sospeso l’imbarco armi a Genova: sciopero e richieste di trasparenza

La vicenda del cannone di produzione italiana, destinato a una nave di Fincantieri e al centro di una vibrante contestazione da parte dei portuali genovesi, ha subito un’inaspettata svolta: l’imbarco a bordo della nave Bahri Yambu, prevista per la mattina odierna dal porto di Genova, è stato sospeso.
Questa decisione, comunicata dalla Filt Cgil, testimonia la fermezza dei lavoratori che, attraverso l’astensione dal lavoro, hanno manifestato la loro opposizione al carico di armamenti nel terminal GMT.

L’azione sindacale ha trovato risonanza e sostegno a livello internazionale.
La Federazione Europea dei Lavoratori dei Trasporti, esprimendo la propria posizione pacifista e la solidarietà verso i lavoratori di tutto il mondo, ha riconosciuto l’importanza della protesta genovese come espressione di valori condivisi.

Parallelamente, i lavoratori del Calp e del sindacato Usb, dopo le iniziative di protesta e le azioni simboliche di questa mattina, attendono ancora la documentazione ufficiale relativa ai mezzi militari statunitensi e ai container contenenti esplosivi già imbarcati sulla Bahri Yambu, originariamente provenienti dal porto di Dundalk (Stati Uniti).

Sebbene sia stato comunicato che le armi saranno sbarcate ad Abu Dhabi e che non si verificherebbe una violazione delle normative vigenti, l’assenza di trasparenza e la mancata presentazione della documentazione richiesta alimentano la preoccupazione e la richiesta di chiarezza.
José Nivoi, delegato Usb, sottolinea la fiducia negli esiti dell’inchiesta, formalmente avviata a seguito della denuncia presentata ieri, e ribadisce la pressante richiesta di istituire un osservatorio permanente sul transito delle armi nel porto di Genova.

Tale iniziativa dovrebbe garantire una maggiore trasparenza e un controllo più efficace sulle operazioni di carico e scarico, rispondendo alle legittime preoccupazioni dei lavoratori e della comunità.
L’Usb ha inoltre precisato che lo sciopero di 24 ore, limitato esclusivamente al carico di armamenti nel terminal GMT, è stato dichiarato per tutelare i diritti dei lavoratori, salvaguardando al contempo la regolarità delle altre attività portuali.

La vicenda, che solleva questioni di sicurezza, trasparenza e responsabilità sociale, evidenzia la crescente sensibilità dei lavoratori nei confronti dei dilemmi etici e geopolitici legati al commercio internazionale di armamenti e l’importanza del loro ruolo attivo nella difesa dei valori di pace e solidarietà.
La richiesta di un osservatorio permanente sul transito delle armi rappresenta un passo fondamentale verso una gestione più responsabile e consapevole delle attività portuali, in grado di conciliare le esigenze economiche con la tutela dei diritti dei lavoratori e la promozione della sicurezza collettiva.

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