La Liguria, scrigno di biodiversità e bellezza paesaggistica, si confronta con una crescente emergenza che ne mina il patrimonio costiero: la progressiva rarefazione delle spiagge libere.
Il Report Spiagge 2024 di Legambiente, presentato a bordo della Goletta Verde a Santa Margherita Ligure, getta luce su un quadro complesso, dove elementi di eccellenza nella qualità delle acque e dei servizi convivono con criticità strutturali.
Il problema, lungi dall’essere un mero dettaglio, incide profondamente sul diritto di accesso al mare, un bene comune di inestimabile valore.
Attualmente, circa il 70% delle coste ligure è occupato da strutture private – stabilimenti balneari, campeggi, complessi turistici – lasciando una porzione residuale di spiagge aperte al pubblico: solo il 22% risulta essere spiagge libere, mentre l’8% è costituito da spiagge libere attrezzate.
Questa distribuzione sbilanciata solleva interrogativi sulla gestione del demanio e sulla sua equa fruizione.
L’analisi dei dati demaniali rivela una situazione allarmante: ben 21 comuni costieri su 63 non rispettano la percentuale minima del 40% di spiagge libere o libere attrezzate, sancita dalla legge regionale del 2008.
Alcune località savonesi, come Spotorno (3,15%), Loano (4,67%) e Celle Ligure (8,18%), presentano percentuali drammaticamente basse, mentre anche nel levante ligure si registrano criticità a Lerici (10,77%), Santa Margherita Ligure (15,85%) e Rapallo (16,30%).
La concentrazione di strutture private in queste aree genera un effetto distorsivo, limitando l’accesso al mare per una parte significativa della popolazione e, parallelamente, arricchendo un numero ristretto di operatori.
La questione economica legata al settore balneare è un altro elemento cruciale.
Come sottolinea Stefano Salvetti di Adiconsum, il fatturato del settore supera i venti miliardi di euro, mentre il contributo fiscale allo Stato si attesta a poco più di cento milioni.
Un sistema più equo, con una tassazione proporzionata ai profitti, potrebbe generare risorse sufficienti per finanziare gli interventi di riqualificazione e manutenzione necessari per le spiagge.
L’aspettativa di un pubblico riassegnazione delle concessioni balneari tramite gare pubbliche, promessa da vent’anni, è rimasta finora disattesa, perpetuando un sistema basato su proroghe e privilegi.
La recente approvazione da parte della Regione Liguria di una legge che sospende fino al 2027 l’obbligo di mantenere il 40% del fronte mare dedicato a spiagge libere, rappresenta un passo indietro significativo nella tutela del bene comune.
Inoltre, la tendenza delle spiagge libere attrezzate a trasformarsi in estensioni di stabilimenti balneari, con ombrelloni e sdraio che occupano quasi interamente lo spazio, nega il diritto di godere di un accesso libero e naturale al mare.
Come afferma Selena Candia di AVS, la giunta Bucci ha chiarito la sua posizione in merito alle concessioni balneari, e la mancanza di sanzioni per i comuni inadempienti testimonia una debolezza nell’applicazione della normativa vigente.
La difesa del diritto di accesso al mare, come sottolinea Candia, richiede un cambio di paradigma, con una politica regionale che metta al centro il bene comune e la tutela del paesaggio costiero, garantendo che il mare resti un patrimonio di tutti, non solo di chi può permettersi un lettino in affitto.
È imperativo riaffrontare la questione con un approccio innovativo e sostenibile, che concili lo sviluppo economico con la salvaguardia del territorio e il diritto di tutti i cittadini a godere delle sue inestimabili risorse.