Durante una battuta di pesca notturna nel Mar Ligure, un evento inusuale ha destato sorpresa tra i pescatori liguri: l’involontaria cattura di uno squalo Mako (Isurus oxyrinchus), un predatore elusivo e sempre più vulnerabile.
L’esemplare, un giovane di circa un metro e venti, è stato recuperato a due miglia al largo di Deiva Marina, intrappolato nelle reti del peschereccio “Lupa” con un bottino di oltre cento casse di acciughe.
L’avvistamento, seppur frutto di circostanze accidentali, offre un’opportunità per riflettere sullo stato di conservazione di questa specie oceanica.
Il Mako, spesso definito “proiettore” per la sua velocità eccezionale (può raggiungere punte di oltre 70 km/h) e la sua agilità, rappresenta un indicatore sensibile della salute degli ecosistemi marini.
La sua presenza nel Tirreno, seppur rara, e il precedente avvistamento a giugno al largo di Marina di Pisa, suggeriscono una potenziale espansione delle aree di distribuzione, forse legata a variazioni nella temperatura dell’acqua o nella disponibilità di prede.
A differenza della verdesca (Centrophorus lusitanus), uno squalo dal comportamento pacifico, il Mako è un predatore apicale e, sebbene le acciughe, i tonni e i molluschi costituiscano la maggior parte della sua dieta, è riconosciuto per il suo potenziale pericolo per l’uomo, benché gli attacchi siano estremamente rari.
La pinna dorsale, rigida e ossea, è una caratteristica distintiva che lo differenzia da altri squali.
La pressione antropica, derivante dalla pesca intensiva per la sua carne pregiata (considerata una prelibatezza in diverse culture), ha contribuito al suo declino.
Il Mako è classificato come specie “in pericolo” in diverse liste rosse, sottolineando l’urgenza di misure di conservazione efficaci.
L’episodio della cattura, sebbene sfortunato per l’animale, può sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di una gestione sostenibile delle risorse marine e di un impegno concreto per proteggere queste creature straordinarie, essenziali per l’equilibrio degli ecosistemi oceanici.
L’evento richiama l’attenzione sulla complessità delle interazioni tra attività umane e biodiversità marina, e sulla responsabilità che abbiamo nel preservare il patrimonio naturale per le generazioni future.