La scoperta di una tartaruga comune ( *Testudo testudinis*) priva di vita, intrappolata in una rete da pesca abbandonata nelle acque prospicienti Moneglia, rappresenta un tragico monito sulla persistente minaccia che l’attività antropica pone agli ecosistemi marini del Golfo del Tigullio.
L’intervento della Capitaneria di Porto di Sestri Levante, prontamente allertata da pescatori sportivi, ha permesso il recupero del corpo dell’esemplare, un giovane individuo destinato, in condizioni ideali, a una vita lunga e produttiva.
L’episodio, pur doloroso per la perdita di un organismo vivente, illumina una problematica diffusa e spesso ignorata: la presenza di “reti fantasma” disseminate sul fondo marino, veri e propri trappole mortali per la fauna ittica e per altre specie, come la tartaruga in questo caso.
Queste reti, spesso derivanti da attività di pesca irregolari o da abbandoni accidentali, si insabbiano e si ancorano a relitti, scogliere e anfratti tra Lavagna e le Cinque Terre, diventando un pericolo costante.
Il comandante Sergio Maddalena sottolinea come il fenomeno non sia isolato e richieda un’azione coordinata.
La presenza di queste reti è un indicatore di un impatto umano significativo e duraturo.
Non si tratta solamente di un problema estetico, ma di una grave questione ecologica che compromette la biodiversità e l’integrità degli habitat marini.
Per affrontare questa sfida, la Capitaneria di Porto, in collaborazione con video maker volontari, ha avviato un programma di monitoraggio mirato alle aree più critiche.
Questo approccio combinato permette di documentare la presenza delle reti fantasma, localizzandone le concentrazioni e le caratteristiche, e di raccogliere dati essenziali per la pianificazione di interventi di rimozione.
Parallelamente, si stanno studiando operazioni di recupero, che implicano la valutazione di tecniche appropriate per evitare ulteriori danni all’ambiente marino durante le operazioni di sollevamento.
La rimozione delle reti fantasma è un’operazione complessa, che richiede competenze specifiche e l’utilizzo di attrezzature adeguate per non disturbare gli ecosistemi fragili che si trovano sul fondo del mare.
L’iniziativa sottolinea l’importanza di una maggiore consapevolezza da parte dei pescatori e della comunità locale sull’impatto delle attività umane sull’ambiente marino, promuovendo pratiche di pesca sostenibili e un comportamento responsabile che miri a preservare la ricchezza biologica del Golfo del Tigullio per le generazioni future.
Il recupero della tartaruga e l’azione successiva rappresentano un piccolo passo verso un approccio più rispettoso del mare e dei suoi abitanti.