Il processo a porte chiuse che si celebra a Tempio Pausania, relativo alla presunta violenza sessuale di gruppo che vede coinvolti Ciro Grillo e i suoi amici genovesi Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia, si appresta alla fase cruciale delle discussioni finali. L’attenzione mediatica e l’interesse pubblico restano elevati, nonostante l’opacità processuale imposta dalla natura riservata dell’udienza.Lunedì 30 giugno, il procuratore capo Gregorio Capasso presenterà la sua requisitoria, un atto di grande rilevanza che delineerà le conclusioni dell’accusa e le richieste di condanna. Il giorno successivo, martedì 1 luglio, avranno la parola le parti civili, rappresentando le ragioni e le sofferenze della giovane donna, oggi ventitreenne, che ha denunciato l’episodio. Il collegio giudicante, presieduto dal giudice Marco Contu, dovrà poi valutare le arringhe difensive, programmate per il 10, 11 e 12 luglio.I fatti contestati agli imputati risalgono alla notte tra il 16 e il 17 luglio 2019, durante una vacanza della studentessa italo-norvegese in Costa Smeralda. Secondo l’accusa, la giovane, insieme a un’amica, avrebbe conosciuto i quattro ragazzi al locale Billionaire e, su invito, li avrebbe seguiti nella villetta di proprietà della famiglia Grillo a Porto Cervo. È proprio in questo contesto che, a detta dell’accusa e della parte civile, si sarebbe consumata la violenza, negata con forza dagli imputati, che la descrivono come una sequenza di rapporti consenzienti.La ricostruzione della serata e delle dinamiche che hanno portato all’evento contestato si rivela particolarmente complessa. L’accusa sostiene che la studentessa, in stato di alterazione psico-fisica dovuta all’assunzione di alcol, si sia trovata in una condizione di vulnerabilità che ha permesso agli imputati di abusare di lei a turno, sfruttando la sua incapacità di resistere e opporsi. Questa prospettiva solleva interrogativi cruciali sulla responsabilità individuale, il consenso, le implicazioni dell’uso di alcol e la dinamica del potere in contesti sociali e relazionali.Finora, solo Francesco Corsiglia, assistito dagli avvocati Antonella Cuccureddu e Gennaro Velle, ha testimoniato in aula, dedicando alla sua deposizione oltre dodici ore. Gli altri tre imputati hanno sempre eluso la presenza in tribunale, lasciando in sospeso la possibilità di una loro eventuale confessione o chiarimento. Questa scelta strategica, sebbene volta a proteggere i loro diritti di difesa, contribuisce ad alimentare l’incertezza e a rendere più difficile la comprensione dei fatti.Il processo, oltre ad essere una vicenda giudiziaria di primaria importanza, si configura come un caso emblematico che tocca temi sensibili come la violenza di genere, la responsabilità penale, il ruolo del consenso e la complessità della giustizia in contesti di forte risonanza sociale. L’esito del processo avrà ripercussioni significative non solo per gli imputati e la parte civile, ma anche per la società nel suo complesso, contribuendo a definire i confini del comportamento accettabile e a promuovere una cultura del rispetto e della responsabilità.