La vicenda di Harjit Singh, un uomo di 49 anni originario dell’India, si conclude tragicamente dopo un lungo percorso di sofferenza, alimentando un dibattito complesso sulle responsabilità e sulla fragilità esistenziale che caratterizza la condizione dei soggetti senza dimora. La Procura di Genova, forte di una perizia medico-legale che sancisce un nesso causale tra le aggressioni subite e il decesso sopraggiunto, ha formalmente chiuso le indagini, delineando l’ipotesi di omicidio volontario a carico di Giovanni Meduri, un altro uomo senzatetto di 60 anni, già gravato da una precedente condanna per atti di violenza.La decisione della Procura, guidata dalla sostituto Gabriella Marino, si fonda su un’autopsia condotta dal medico legale Francesco Ventura, che ha evidenziato come le lesioni riportate da Singh abbiano provocato un progressivo e irreversibile deterioramento delle funzioni cognitive e motorie: una compromissione profonda che ha intaccato la capacità di deambulare, prensore, comunicare, fino a condurlo al decesso. L’autopsia ha dunque chiarito non solo la natura delle ferite, ma anche il loro impatto a lungo termine sulla vita dell’uomo, trasformando una violenza apparentemente isolata in un fattore determinante per un destino segnato.La difesa di Meduri, rappresentata dall’avvocato Cristiano Mancuso Audifredi, esprime perplessità riguardo all’accertamento del nesso causale tra l’aggressione del 2022 e il decesso avvenuto due anni dopo. Tale distanza temporale solleva interrogativi sulla complessità di determinare con certezza la relazione causale, soprattutto in contesti di vulnerabilità e precarietà come quello che riguarda la popolazione senza fissa dimora, spesso affetta da patologie preesistenti e scarsa assistenza sanitaria. La difesa non esclude l’eventuale nomina di un consulente tecnico di parte, al fine di approfondire l’analisi e valutare criticamente le conclusioni della perizia.Il ricostruttivo degli eventi, basato sull’analisi delle immagini di videosorveglianza, ha permesso alla squadra mobile di Genova di ricostruire la dinamica dell’aggressione, verificatasi in Piazza Marconi, nel quartiere di Marassi. Il contesto narrativo emerge da un gesto apparentemente banale: Singh, per ragioni ancora non del tutto chiarite, aveva lanciato un oggetto verso Meduri, innescando una reazione violenta. L’aggressività di Meduri si è manifestata con una serie di percosse, culminate in calci inferti all’uomo a terra, prima dell’intervento di un altro passante e dell’arrivo delle forze dell’ordine.L’episodio, purtroppo, non è isolato e riflette una realtà complessa e dolorosa. La marginalizzazione sociale, la povertà, la mancanza di accesso a servizi essenziali e la precarietà abitativa alimentano un circolo vizioso di violenza e sofferenza che colpisce in modo sproporzionato la popolazione senza dimora. Il caso di Harjit Singh rappresenta una tragica denuncia di una realtà che richiede un’attenzione urgente e un impegno concreto da parte delle istituzioni e della società civile, non solo per prevenire ulteriori episodi di violenza, ma soprattutto per garantire dignità e supporto a coloro che vivono ai margini della società. La vicenda solleva interrogativi cruciali sulla responsabilità collettiva e sulla necessità di un approccio multidisciplinare che affronti le cause profonde della marginalizzazione e promuova l’inclusione sociale.
Tragedia a Genova: Senza tetto accusato di omicidio, una morte che grida aiuto.
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