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Tragedia Sanitaria: Mancanze Mediche Portano a una Morte Prematura

La perdita di una vita, prematurata e segnata da sofferenza, è una ferita profonda che si riverbera sui familiari e solleva interrogativi cruciali sulla qualità dell’assistenza sanitaria.
La vicenda che coinvolge l’anziana signora, deceduta a quasi due anni di distanza da una caduta in casa, si configura come un tragico esempio di come una serie di omissioni e di valutazioni mediche incomplete possano condurre a conseguenze devastanti.
Il 6 gennaio 2021, l’ottoantunenne veniva inizialmente ricoverata al Policlinico San Martino, in seguito a un incidente domestico.
La prima valutazione clinica evidenziava una contusione dorso-lombare sospetta di frattura vertebrale, unitamente a una lesione della spalla sinistra.

La dimissione, avvenuta in codice verde, prevedeva un periodo di riposo funzionale, una prescrizione che, a detta dei familiari, non fu accompagnata da una chiara indicazione di immobilizzazione.
La mancanza di questa cruciale informazione, unita alla persistenza del dolore nonostante l’assunzione di farmaci antidolorifici, portò a un nuovo ricovero, in serata, presso l’ospedale Galliera.

Anche in questa seconda struttura sanitaria, l’esame della colonna vertebrale rivelava un quadro problematico, giustificando ulteriori accertamenti diagnostici.
La dimissione, ancora una volta in codice verde e con indicazioni di riposo funzionale e terapia farmacologica, lasciava però irrisolti dubbi e preoccupazioni.

La mancanza di una comunicazione efficace e completa, volta a spiegare ai familiari la reale gravità della situazione e la necessità di un regime di immobilizzazione, si rivelò poi fatale.

L’8 gennaio, la donna manifestava una grave compromissione motoria, impossibilitata a muovere le gambe.

Il ritorno al San Martino portò alla scoperta di una frattura completa di una vertebra, la distruzione di un’altra e, soprattutto, il tranciamento del midollo spinale.

La diagnosi, tardiva e inequivocabile, segnava l’inizio di un percorso di sofferenza e di progressiva perdita di autonomia, culminato con il ricovero in una Residenza Sanitaria Assistita (RSA) e la morte, dopo quasi due anni.
I familiari, profondamente sconvolti, hanno affidato la gestione del caso all’avvocato Alessandro Storlenghi, avviando un’azione civile per il risarcimento dei danni subiti.
A supporto della loro tesi, si sono avvalsi della consulenza di un medico legale e docente universitario di Bologna, il quale ha evidenziato come una valutazione precoce e accurata della gravità della lesione avrebbe potuto prevenire il suo aggravarsi.

La vicenda pone interrogativi fondamentali sulla responsabilità professionale e sulla corretta applicazione delle procedure mediche.

L’azione legale mira a far luce sulle dinamiche che hanno portato a questo tragico epilogo e a ottenere giustizia per la signora e i suoi cari.

Le istituzioni sanitarie coinvolte, il Galliera e il San Martino, hanno adottato posizioni di cautela, declinando ogni commento o ribadendo la disponibilità a collaborare con le autorità competenti.
La vicenda, al di là dell’esito della causa civile, rappresenta un monito per il sistema sanitario, un invito a ripensare la comunicazione medico-paziente, a rafforzare la cultura della sicurezza e a garantire che ogni paziente riceva l’assistenza più appropriata e tempestiva, soprattutto nelle situazioni di vulnerabilità.

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