A Sanremo, una vicenda intricata di presunte truffe orchestrate da un giovane agente di viaggi imperiese sta scuotendo la comunità, svelando un quadro di inganni che coinvolge diversi professionisti e una rete di potenziali vittime.
L’imprenditore Ciro Lupico, noto ristoratore, è all’epicentro della vicenda, avendo intrapreso azioni legali contro l’agente accusato di avergli venduto un viaggio inesistente verso la Thailandia, un pacchetto da 12.600 euro pensato per celebrare il suo sessantesimo compleanno con la famiglia.
La vicenda non si limita a Lupico.
Anche il figlio Nicholas, in procinto di godersi un soggiorno alle Maldive per 3.700 euro, e un tassista locale, Davide Delbò, che aveva programmato una crociera nel Mediterraneo con la compagna (pattuiti 1.632 euro) si sono ritrovati coinvolti in questo vortice di promesse non mantenute.
A loro si aggiungono una coppia di amici, anch’essi ingannati per lo stesso importo, e un numero ancora imprecisato di persone, tanto da aver generato un gruppo di messaggistica WhatsApp denominato “Lupin”, un amaro riferimento al personaggio letterario di Arsène Lupin, noto per le sue astute truffe.
L’avvocato Davide Oddo, legale di Lupico e del figlio, ha annunciato una denuncia per truffa aggravata, sottolineando che la situazione è più ampia di quanto inizialmente percepito.
“Conosco almeno tre altre persone che hanno subito lo stesso trattamento e sono certo che ce ne saranno molte altre”, ha dichiarato Oddo, esortando le potenziali vittime a farsi avanti per far luce sull’intera operazione.
Lupico descrive un modus operandi particolarmente insidioso: la promessa di un viaggio lussuoso, seguita da continui rinvii e, infine, l’offerta di un rimborso al 195% della cifra versata.
Il rimborso, sebbene apparentemente vantaggioso, si è rivelato una trappola, con la presentazione di una ricevuta di bonifico in formato PDF apparentemente veritiera, ma priva di fondamento nella realtà bancaria.
La scusa addotta per l’impossibilità di partire era legata a uno sciopero nella tratta tra Hong Kong e Bangkok, una giustificazione apparentemente plausibile ma rivelatasi, a detta delle vittime, una mera copertura per un giro di inganni ben più ampio.
Le indagini, tuttora in corso, stanno cercando di accertare se l’agente di viaggi agisse in solitaria o fosse parte di una più ampia organizzazione.
Si sospetta che, oltre all’attività di agenzia di viaggi, l’indagato svolgesse anche attività di influencer e che avesse legami con una nota compagnia di navigazione specializzata in crociere a livello mondiale, suggerendo una rete di contatti e una capacità di operare in diversi settori del turismo.
Il caso solleva interrogativi sulla regolamentazione del settore e sulla necessità di garantire una maggiore trasparenza e tutela per i consumatori, vulnerabili a pratiche commerciali scorrette e a promesse allettanti che si rivelano poi illusioni.