Un’operazione complessa e ramificata dei Carabinieri ha portato alla luce un’organizzazione criminale transregionale, con epicentro nella provincia di Napoli, operante in diverse regioni italiane e dedita a sofisticate frodi informatiche e attività illecite correlate.
L’indagine, innescata da una denuncia di un cittadino genovese vittima di una manipolazione psicologica orchestrata da un truffatore che si spacciava per un operatore bancario, ha svelato una struttura associativa strutturata e tecnologicamente avanzata.
La tecnica prediletta, lo “smishing”, si basava sull’invio massivo di SMS ingannevoli, abilmente confezionati per simulare comunicazioni urgenti relative a spedizioni di pacchi o problemi bancari.
Questi messaggi, progettati per instillare un senso di urgenza e allarme, inducevano le vittime a fornire dati sensibili, quali credenziali bancarie e codici di accesso, che venivano poi sfruttati per trasferire ingenti somme di denaro.
Il denaro illecitamente acquisito non veniva semplicemente nascosto, ma veniva “ripulito” attraverso un sistema complesso che includeva l’utilizzo di un negozio di coperture come intermediario e l’investimento in criptovalute, in particolare Bitcoin, USDT ed Ethereum, sfruttando la loro natura decentralizzata e apparentemente anonima.
La movimentazione di questi asset digitali, unita alla sofisticata gestione della catena di riciclaggio, denota un alto livello di professionalità e conoscenza del mercato finanziario emergente.
Particolarmente inquietante è l’emersione di un ulteriore filone criminale collegato all’organizzazione: la produzione e commercializzazione illegale di sostanze anabolizzanti, attività finanziata con i proventi delle frodi.
Questo aspetto rivela un’ambizione che va oltre la mera acquisizione di denaro, suggerendo un coinvolgimento in attività illegali più ampie e potenzialmente pericolose.
Le perquisizioni, condotte simultaneamente a Napoli, Salerno e Caserta, hanno portato al sequestro di un notevole quantitativo di denaro contante (960.000 euro), un locale adibito alla vendita di farmaci illeciti, diversi wallet crittografici, numerose carte di credito intestatari a prestanome, un vasto assortimento di telefoni cellulari con SIM multiple (elemento chiave per la gestione delle comunicazioni e la frammentazione delle responsabilità), oggetti in oro di valore e, in modo significativo, un “jammer” e rilevatori di frequenza, dispositivi impiegati per neutralizzare o localizzare sistemi di intercettazione, a dimostrazione della consapevolezza della banda di essere oggetto di indagine.
L’attività investigativa, coordinata dalla XI sezione della Procura di Napoli (Sicurezza dei Sistemi Informatici), ha permesso di contestare ai responsabili una serie di reati gravissimi, tra cui associazione a delinquere finalizzata alla commissione di frodi informatiche, accesso abusivo a sistemi informatici, riciclaggio di denaro, autoriciclaggio, traffico e somministrazione illecita di farmaci per alterare le prestazioni sportive, configurando un quadro di criminalità organizzata di notevole portata e complessità.
L’inchiesta è in corso e si prefigge di identificare tutti i membri dell’associazione e di ricostruire completamente le dinamiche operative e i flussi finanziari dell’organizzazione.